La parola della settimana di Cesare Torta: Panico

Si parla di millecinquecento feriti tra cui alcuni molto gravi.

Come spesso accade in casi analoghi la causa non è mai unica ma nasce dalla coincidenza di più fattori combinati. La presenza di più fattori di rischio avrebbe dovuto allertare gli organizzatori e le forze di sicurezza per mettere in atto tutte le misure preventive possibili. Bisogna però riconoscere che in certe situazioni non è materialmente possibile controllare la folla e le sue reazioni che non rispondono a criteri razionali e possono sfociare nel panico collettivo.

L’esperienza nel campo della sicurezza degli eventi a cui partecipano migliaia di persone ha portato ad attuare misure di contenimento delle masse tramite percorsi obbligati, transenne, controlli agli ingressi, videosorveglianza, ecc. Tutte precauzioni che è possibile realizzare in luoghi appositamente deputati a ospitare eventi con numeri elevati di spettatori. Se la manifestazione si tiene in luogo diverso da uno stadio i rischi aumentano.

Nel caso di Torino i fattori di rischio c’erano tutti: alta emotività per gli sviluppi dell’evento sportivo, impossibilità dei controlli all’ingresso (con i contenitori di vetro in libera circolazione), spazi non appositamente studiati per manifestazioni del genere, sentimento di paura collettiva per episodi di violenza terroristica verificatisi di recente.

Il cedimento di una transenna o lo scoppio di un petardo, di per sé accadimenti innocui e facilmente controllabili, inseriti in una situazione di sovraffollamento e di forte rischiosità del contesto possono diventare, come si è visto, micidiali.

Chi organizza eventi del genere, oltre a pensare alla parte tecnica delle immagini e al mercato delle magliette e delle bandiere, dovrebbe dedicare più attenzione agli aspetti della sicurezza.