Al Liceo Scientifico Vercelli di Asti un nuovo appuntamento con gli Astigiani nel Mondo

Continua l'iniziativa di recupero e valorizzazione dei «cervelli in fuga» che, lasciando Asti, hanno fatto fortuna nel mondo, distinguendosi a livello imprenditoriale o manageriale.

Giovedì scorso, 1 giugno, nell’Aula Magna del Liceo Scientifico “Francesco Vercelli” di Asti, il prof. Mario Radatti ha invitato l’ing. Andrea Barbarino, uno dei suoi più brillanti ex allievi, a raccontare un po’ di sè stesso davanti ai liceali di oggi, condividendo con loro il loro suo percorso di studi e di vita.

L’iniziativa è del gruppo di lavoro formato da alcuni docenti della scuola diretta da Silvia Viscomi, dai rappresentanti delle associazioni Asti Ali e Radici Astigiani nel mondo e del Comitato Papa Francesco Asti (Manuela Bocco Ghibaudi, Guido Sodano e Mariangela Cotto).

Andrea Barbarino, diplomatosi nel 2005, si è successivamente laureato al Politecnico di Torino in Ingegneria Energetica ed oggi lavora in “Areva” a Parigi, una grande multinazionale che si occupa di energia nucleare.

A. Barbarino

Racconta Andrea: “Ho visitato l’impianto di Cadarache in Francia per la fusione nucleare, parlando del progetto Iter, ma personalmente mi occupo di più classiche centrali a fissione nucleare, particolarmente abbondanti in Francia, mentre l’energia elettrica ed il calore in Italia lo si ottiene prevalentemente dalla combustione di gas importato. Il risultato è che la bolletta elettrica e quella del riscaldamento in Francia sono quasi dimezzate rispetto l’Italia”.

Alle domande degli allievi su scorie e CO2 Andrea si è dichiarato non così certo che la soluzione italiana del metano sia davvero così più rispettosa dell’ambiente.

Interessante la proposta della della prof.ssa Tania Mulè (madre di Giovanni Fassio, altro “cervello in fuga” già recentemente ripassato al Vercelli), ovvero quella di ipotizzare la compravendita dei “cartellini”, come quelli in uso dagli sportivi professionisti, in modo da, in caso di fuga, parzialmente compensare il territorio che ha formato il “cervello fuggitivo”.

Foto di rito e abbraccio accademico di alcuni suoi ex professori a chiudere, condito da un sentimento di gratitudine e commozione legata a vecchi ricordi.