”Problemi di sQuola”: Facciamo i Compiti

Buongiorno, sono la mamma di una bambina di quarta elementare, con difficoltà specifiche nella lettura.

Di fatto la mia bimba è dislessica. Lei è “solo” dislessica, non ha problemi in matematica per esempio o nel comporre testi carini e fantasiosi, anzi…

Il problema nasce dal fatto che, essendoci accorti di questo sua caratteristica molto presto (era a metà seconda elementare, e anche prima avevamo “le orecchie ben dritte” dato che conosciamo il problema), fin da subito l’abbiamo affiancata molto nello svolgimento dei compiti e delle faccende di studio.

Ora è grandicella, però, e vorrei decisamente che fosse più autonoma, ma ogni tentativo finora fatto non ha funzionato molto bene. La mia bambina smette di lavorare più o meno nello stesso momento in cui io mi alzo dalla sedia e questo è davvero demoralizzante per me e anche per lei dato che io reagisco arrabbiandomi e spesso sgridandola.

Premetto che i compiti che le vengono dati a scuola non sono difficilissimi o infattibili in autonomia. Si tratta di compiti normali, su cose viste in classe e svolte insieme (magari in autonomia!) e da replicare a casa per esercizio.

Spero di trovare spunti e consigli utili nella vostra risposta.

Una mamma

 

Il titolo che ho posto alla tua domanda, gentile mamma, sta a me molto a cuore: quando ero anche io una bambina, alcuni compagnetti della mia classe parlavano al plurale in riferimento ai compiti scolastici “Facciamo storia, facciamo i compiti, facciamo la scheda di inglese”, in questo emergeva proprio il fatto che facevano i compiti con i loro genitori, in genere con la loro mamma. Io ero spesso un po’ più autonoma (non proprio sempre, in realtà ero, e sono ancora, molto pasticciona e disordinata, quindi questo mio vissuto d’infanzia va un po’ preso con il beneficio del dubbio, come un artificio letterario più che come resoconto certo).

Facciamo i compiti, quindi.

Il passaggio al “fai i compiti” è secondo me un passaggio graduale, soprattutto quando il bambino ha alcune difficoltà che oggettivamente non gli consentono la completa autonomia. Provo a sintetizzare qui di seguito alcuni punti che reputo importanti per arrivare a questo obiettivo. Sono punti che applico spesso nel mio lavoro, ma che abbiamo sperimentato anche nei gruppi di studio e, infine, nella mia esperienza da mamma.

Primo. Tempi e consegne chiari.

La prima cosa che mi sento di suggerirti è di aiutarla ad essere autonoma nelle aree in cui ha meno difficoltà, ad esempio in matematica e geometria. In questo ti potrà essere utile l’uso di un timer da cucina o di una bella clessidra da 10 -15 minuti.

Impostate e decidete insieme il tempo in cui lei dovrà occuparsi di uno specifico compito chiaro e definito in anticipo. I tempi lunghi (anche solo apparentemente) e le consegne vaghe (fai i compiti) non aiutano il raggiungimento dell’obiettivo finale.

“Hai 10 minuti di tempo per risolvere questo problema, guarda giriamo insieme la clessidra e torno quando è scesa tutta la sabbia così controlliamo com’è andata”. Preventivamente leggerete insieme il testo del problema oppure, se generalmente riesce ad avere una buona comprensione con una lettura silenziosa, potrà farlo in autonomia.

“Guarda, hai queste 10 equivalenze, svolgile nei prossimi 10 minuti e poi io le riguardo”

Secondo. Suddividi il carico.

Se la tua bimba si spaventa della quantità di lavoro da svolgere (a volte è così, anche a fronte di un carico non eccessivo, ma semplicemente un po’ più lungo del previsto) suddividi il carico in più sessioni da dieci minuti, un quarto d’ora (in base alla tua esperienza su quanto la tua bimba può reggere). E, tra una sessione e l’altra, falle sentire che ci sei (se è abituata a lavorare con te, è sicuramente anche abituata al tuo supporto emotivo).

Terzo. Incoraggiala e condividete esplicitamente i vostri obiettivi.

Falle notare i progressi e dille quanto sei soddisfatta dei suoi sforzi verso l’autonomia. Essere più autonoma deve essere un obiettivo comune, esplicito e condiviso con lei di modo che anche la tua bimba sia consapevole di questo e non abbia la percezione che tutto ad un tratto tu semplicemente non voglia più aiutarla. Puoi spiegarle che prima del passaggio alle scuole medie hai piacere che lei impari a gestire il suo lavoro, almeno in parte, dato che ci sarà molto da fare, per esempio.

Quarto. Imparate a separarvi anche per le cose più difficili.

Quando sarete abbastanza in gamba sulle cose più semplici o in cui ha meno difficoltà, provate a lavorare sulle aree in cui è più complicato essere autonomi. In effetti per farlo bisognerà lavorare sugli strumenti che potrebbero essere di aiuto nel raggiungere l’autonomia anche qui. Dobbiamo avere bene in mente il montessoriano “aiutami a fare da solo”: Una facilitazione visiva, un compito imbastito insieme e lasciato da completare, una lettura da ascoltare con le orecchie e poi ripetere, sono solo alcuni degli esempi che dovrete scoprire insieme.

E infine, alcuni ingredienti fondamentali.

Non dovrete mai dimenticare infine questi ingredienti:

– Divertimento, queste sfide verso l’autonomia non devono diventare la vostra terra di battaglia, ma di conquista gioiosa… dovrete fare squadra insomma, verso un futuro migliore;

– Pzienza, ne servirà tanta dato che io ti propongo di arrivare all’agognata autonomia gradualmente e non da un giorno all’altro

– Flessibilità, perché non sempre sarà possibile andare solo avanti, ma talvolta ci sarà qualche contrattempo che vi metterà i bastoni tra le ruote, keepcalm& ci riproverete domani;

– Passate del tempo insieme di qualità senza compiti! Ripagherà la tua bimba dall’averti perso come compagna di doveri scolastici e vi farà ritrovare in qualcosa di più piacevole!

Cara mamma, in bocca al lupo per la vostra avventura, e spero di essere stata di aiuto.

 

Silvia Bologna

ImparAmare – Asti

 

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I consigli della Rubrica “Problemi di Squola” sono pareri di esperte professioniste che lavorano da anni nel settore, ma ricordiamo che solo vedendo il bambino uno specialista può comprendere al meglio quali sono le difficoltà del bambino e trovare soluzioni concrete calate perfettamente sulla realtà.