Oggi il Cepros ricorda Paolo De Benedetti con l’incontro in Astiss sulla Shoah

“La fedeltà di Dio - scriveva Paolo De Benedetti nel 1992 – non è mai stata una scoperta facile … e forse non è mai stata tanto nascosta come dal fumo di Auschwitz”.

È questa l’essenza terribile che, dalla fine della seconda guerra mondiale, alimenta il dibattito interno ed esterno all’ebraismo, circa il ruolo di Dio nell’ambito di quello che è stato definito il “Male assoluto”. Sei milioni di persone tra il suo Popolo Eletto sparite per sempre attraverso i camini dei forni crematori dei lager nazisti, senza che l’Onnipotente abbia fatto nulla per impedirlo, riuscendo a rimanere impassibile di fronte a tanto dolorosissimo orrore. Com’è possibile, per un credente, accettare questo comportamento? 

Eppure, se non proprio una risposta, qualche spiegazione c’è. Almeno secondo l’opinione del grande biblista astigiano scomparso lo scorso dicembre, così come proverà a dimostrare il professor Massimo Giuliani, allievo e amico di Paolo De Benedetti, con cui ha realizzato numerose pubblicazioni e dal quale ha ereditato la cattedra di ebraismo presso l’Istituito di Scienze Religiose a Trento. 

Oggi docente di Pensiero Ebraico presso l’Ateneo trentino, Giuliani il prossimo giovedì 4 maggio, alle 17, sarà ospite del Polo Uni- Astiss e del Cepros Asti – Onlus che insieme hanno organizzato questo incontro. 

“Dio, in quanto nostro alleato – proseguiva ancora De Benedetti  – ci è debitore di una spiegazione”. Si riferiva appunto al “dolore ingiusto” inflitto all’umanità, rispetto al quale Dio stesso è “salvabile” solo se ci sarà un momento nel quale potrà spiegare all’Uomo come tutto ciò sia potuto accadere. 

E tuttavia, concludeva sempre riferito al luogo simbolo dello sterminio – Auschwitz –  l’autore di Ciò che tarda avverrà nella sua fede critica, quanto assoluta: “se anche là ci fu qualcuno che disse: amen, possiamo noi non dirlo?”.