Lettere al direttore

La parola della settimana di Cesare Torta: TAR

Il Tar del Lazio ha annullato la nomina di cinque direttori di musei facendo riferimento a una legge che vieta esplicitamente l'accesso ai cittadini stranieri alle posizioni dirigenziali delle pubbliche amministrazioni.

Il ministro Franceschini, che aveva coraggiosamente aperto una nuova stagione nelle politiche di gestione dei beni culturali aprendo le selezioni per la ricerca di nuovi direttori dei principali musei italiani ai migliori talenti presenti a livello europeo, ha subito dichiarato che tale sentenza rappresentava un errore e una brutta figura per l’Italia, aggiungendo che forse poteva essere opportuno cambiare le regole di funzionamento dei Tar stessi.

Il problema non è tanto il funzionamento del Tar quanto l’assurda legge che fa ancora la distinzione tra cittadini italiani e cittadini europei. Se una azienda privata necessita di una professionalità specifica ha la possibilità di valutare persone provenienti da ogni parte del globo e spesso le innovazioni più importanti nascono dall’incontro di “cervelli” e scuole di pensiero di diverse nazionalità. Non si vede per quale ragione la pubblica amministrazione debba tarparsi le ali e porsi dei limiti assurdi come quello della nazionalità dei suoi dirigenti.

Se lo scopo di tale disposizione era quello di tutelare maggiormente l’occupazione dei cittadini italiani (della serie “prima il nord, prima gli italiani, ecc.) la miopia dei legislatori è ancora più grave perché l’occupazione cresce solo nelle aziende pubbliche e private ben gestite e non in quelle con i dirigenti a chilometri zero.

Tra l’altro i risultati ottenuti dai nuovi direttori dei musei italiani erano molto buoni e i numeri dei visitatori erano in forte crescita. A conferma della validità delle scelte del ministro Franceschini. Speriamo che l’intoppo burocratico serva di lezione per adeguare il quadro legislativo alle esigenze di un mondo che corre e non conosce confini.