Lettere al direttore

La parola della settimana di Cesare Torta: Hacker

Con l'attacco informatico messo in atto da qualche hacker nei giorni scorsi sono stati infettati migliaia di computer in oltre 100 paesi del mondo.

Lo scopo di tale azione pare fosse soltanto economico, della serie ricattatoria che prima provoca un danno ai computer presi di mira, poi richiede una somma di denaro per ripristinare i dati persi.

Nello stesso momento la Corea del Nord lanciava un missile nel Mar del Giappone, così, tanto per comunicare al resto del mondo che loro sono in grado di colpire chiunque e di provocare notevoli danni, anche senza una ragione apparentemente valida.

Attacchi da parte di hacker che possono mettere KO interi sistemi informatici e quindi il funzionamento di tutte le attività produttive e delle istituzioni pubbliche, azioni terroristiche in grado di colpire ovunque e bombe che piovono dal cielo, sono tutti strumenti che hanno in comune il superamento dei confini nazionali senza dover mostrare passaporti e permessi di soggiorno. Insieme al denaro e alle merci, le armi e i sistemi distruttivi sono di fatto liberi di circolare a loro piacimento nel mondo intero.

Tutti questi nuovi pericoli utilizzano la globalizzazione come teatro di azione e quindi è molto probabile che le risposte difensive non possano che essere altrettanto globali e coordinate a livelli sovranazionali. Muri, confini e tentazioni autarchiche sono armi spuntate buone giusto per raccogliere qualche applauso tra i più ingenui e sprovveduti.

Alla libera circolazione degli strumenti di morte occorrerebbe contrapporre una maggiore circolazione delle idee, delle persone e del loro patrimonio culturale. La conoscenza di altre persone, anche di quelle che risiedono in paesi sotto dittatura, potrebbe rivelare che l’esigenza di una pacifica convivenza è un valore comune più di quanto non si pensi.