La parola della settimana di Cesare Torta: Orologeria

Uno dei problemi che torna sempre più di frequente alla ribalta è quello della “giustizia ad orologeria”.

Se è un problema così grave, tale da compromettere il normale svolgersi della vita democratica del nostro paese non si capisce perché non si facciano delle proposte per risolverlo in modo definitivo. A parte qualche generico tentativo di limitare l’autonomia della magistratura, ad esempio tramite l’elezione popolare dei giudici, per il resto e in particolare per l’utilizzo dell’azione giudiziaria a fini politici unita al tempismo mirato in relazione al calendario degli avvenimenti politici, nessuno ha il coraggio di affrontare seriamente l’argomento.

E pensare che le soluzioni facili e d’effetto non mancano e nessuno si vergogna a proporre di erigere muri, di affondare navi cariche di migranti, di separare le madri dai figli, di usare le ruspe per abbattere accampamenti di disperati non in regola con le leggi vigenti. Con la stessa faccia tosta che cosa aspettiamo ad eliminare con un decreto urgente tutti i calendari e gli orologi dai palazzi di giustizia?

Senza la nozione del tempo si potrebbe verificare qualche disguido nelle udienze e nello svolgimento dei processi ma vuoi mettere il grande vantaggio di debellare una volta per tutte il problema della giustizia ad orologeria?

Si potrebbe evitare l’odiosa abitudine di recapitare gli avvisi di garanzia ai politici proprio nel momento di crisi di un partito o, peggio, nel momento di successo ed aumento dei consensi popolari. Oltre all’eliminazione di orologi e calendari si potrebbe anche prevedere l’obbligo di richiesta dell’autorizzazione a procedere alla segreteria del partito a cui appartiene l’inquisito al fine di poter concordare il momento giusto per tale atto, escludendo così di farlo nel momento inopportuno dal punto di vista mediatico e del grado di popolarità.

Una volta approvata tale regola è chiaro che occorrerà estenderla anche alle altre categorie sociali, per non rischiare di cadere nella incostituzionalità sul principio dell’uguaglianza dei cittadini. Quindi prima di inquisire un medico l’Ordine dei medici dovrà dare il nulla osta e per inquisire un lavoratore si dovrà consultare il sindacato. Ad esempio un avviso di garanzia per un medico che sta per essere nominato primario o per un lavoratore in procinto di ricevere un aumento di stipendio sarebbero dannosi e quindi opportunamente venire rinviati per il tempo necessario.