Asti, incontro con Gianfranco Amato del Popolo della Famiglia

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Circolo astigiano del Popolo della Famiglia.

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È stata una serata decisamente “alternativa” quella di mercoledì 29 marzo al Centro Culturale San Secondo, che ha visto la presenza di quasi centocinquanta astigiani giunti per ascoltare l’avvocato Gianfranco Amato – segretario de “IL POPOLO della FAMIGLIA”, movimento fondato insieme a Mario Adinolfi all’indomani del Family Day del 30 gennaio 2016.

Amato per oltre due ore ha argomentato sui pericoli della teoria gender, sugli attacchi alla famiglia naturale e alla vita; presentando dati oggettivi, articoli di giornali, estratti video ed interventi di importanti personalità ha rappresentato efficacemente il quadro europeo dal punto di vista politico e sociale, in cui il “pensiero unico del politicamente corretto” sta dettando l’agenda ai governi sulle tematiche eticamente sensibili.

In molti paesi europei sono già stati stravolti per via legislativa e giurisprudenziale i concetti di femminile e maschile, famiglia naturale, filiazione, madre e padre, gestazione, fine vita; valori antropologici che ogni persona ha inscritti nel proprio DNA, ma che a forza di non essere più “detti” diventano “vecchi” ed “obsoleti”.
In questo Gianfranco Amato ha avuto il merito di aver fatto riflettere i numerosi presenti, di aver soffiato sulla brace che ancora arde sotto la cenere dell’indifferenza, e di aver posto la domanda “scorretta”: tu da che parte decidi di stare?

Con questa nuova forma di totalitarismo – che vuole le persone ridotte ad individui privi di relazioni fondanti, fragili, bisognosi di consumare per auto-gratificarsi, senza valori, fluidi nel proprio genere: deciderai di essere connivente? o semplicemente indifferente? o coraggiosamente resistente?
Per cambiare le cose – quelle veramente importanti che ci stanno nel cuore – ognuno deve fare la propria parte: non è più possibile delegare, bisogna “sporcarsi le mani” con la politica e con un necessario cambiamento culturale.
Dunque una serata interessante, a tratti anche frizzante, dove cuori e menti hanno lavorato in sincronia: peccato per chi è restato a casa oppure fuori dalla sala in compagnia delle Forze dell’Ordine.

Fa forse paura a qualcuno che le persone ri-ascoltino idee ritenute “desuete” e che pensino con la propria testa? Speriamo di no, è il bello della (vera) democrazia!

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