La parola della settimana di Cesare Torta: Difetto

Ai tanti guai, malattie, tragedie, difetti più o meno gravi che ci affliggono da sempre, se ne è aggiunto di recente uno nuovo: la vecchiaia.

Figurarsi che un tempo la vecchiaia era considerata una normale fase della vita e addirittura era degna di rispetto, un traguardo difficile da raggiungere, un simbolo di saggezza.

Che cosa si fa quando si è ammalati o si hanno gravi difetti fisici? Ci si cura, si va dal medico, dal chirurgo, si assumono tutti i farmaci disponibili sul mercato, pur di combattere un male così grave e subdolo. Pare che la malattia sia cronica e che non ci sia la possibilità di guarigione, ci sono solo illusioni e palliativi che fingono di rallentare il decorso del tempo. La risposta è pronta e sicura: “Mi dia il palliativo !”

Considerando l’importanza che ha assunto nella moderna società l’apparire e la comunicazione non solo nello spettacolo ma anche nelle normali professioni, in politica e persino in famiglia, essere portatori di un handicap  così grave come quello della vecchiaia costituisce un freno e un difetto non da poco. Ecco spuntare le facce gonfie, gli occhi tirati, le espressioni ebeti. Mostri orribili ma che dimostrano due anni in meno!

Per i prodotti industriali la soluzione alla comparsa dei difetti dovuti all’uso e al consumo è stata trovata tramite la durata programmata, cioè vengono progettati e costruiti in modo da durare un tempo limitato con il vantaggio di obbligare i consumatori ad acquistarne sempre di nuovi. Per le persone, visto che un consumatore morto non acquista più nulla, si è pensato che possano consumare molto di più convincendole che la vecchiaia è un difetto e come tale debba essere curato.

Come capita molto spesso, le soluzioni proposte si fermano alla superficie e sono quelle più facili. In questo caso si interessano dell’aspetto fisico anziché dei problemi veri degli anziani. In quanto “difetto” la vecchiaia va nascosta.