Enrico Cavallero: “Asti Unesco, un binomio possibile”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Enrico Cavallero.

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I territori e i paesaggi di Monferrato, Langhe e Roero sono stati riconosciuti come parte integrante del Patrimonio Mondiale “UNESCO”, prima ancora di altre zone vitivinicole più rinomate in Italia e nel mondo. Un risultato importantissimo al punto che si ha l’impressione che tanti non abbiano ancora compreso del tutto le reali opportunità promozionali e turistiche che può offrire questo prestigioso riconoscimento.

Una valutazione che dovrebbe fare il nostro territorio e la città di Asti che è l’unico capoluogo delle tre provincie coinvolte nel progetto “UNESCO” ad avere una posizione geografica a confine con tutti e tre i territori del vino, Langhe, Monferrato e Roero.

Asti è la città che dà il nome al più conosciuto, più storico e apprezzato dei vini piemontesi, lo spumante, con un’area di produzione di circa 10 mila ettari, pari a un quarto del vigneto Piemontese distribuito in 52 comuni di tre province (Asti, Alessandria e Cuneo).

Asti si appresta a dare il nome ad una nuova DOC, l’Asti secco spumante con una precisa identità territoriale.

Perché non legare l’acronimo o il logo “UNESCO”, conosciuto in tutto il mondo, alla città di Asti o ad un suo vino, meglio ancora se nuovo come l’ASTI SECCO, che trova una identità ben precisa nei territori vitivinicoli riconosciuti come parte integrante del Patrimonio Mondiale “UNESCO”?

La proposta di mettere il logo o la dicitura sul materiale promozionale e istituzionale della nostra città o della nostra Provincia, sulle etichette dei vini e quant’altro potrebbe sembrare balzana per una probabile risposta di diniego. La specifica commissione dell’importante organismo mondiale raramente concede il proprio patrocinio, logo o acronimo anche per tutelarne usi impropri.

L’ istanza però potrebbe trovare una sua logica, leggendo lo specifico disciplinare che individua alcuni dei fattori determinanti per l’attribuzione, come incrementare la visibilità e valorizzarne le attività. Sono caratteristiche che non si discostano molto da quelle della nostra città e dalle motivazioni per le quali il nobile riconoscimento è stato assegnato ovvero: eccezionale testimonianza, vivente della tradizione storica della coltivazione della vite dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino e testimonianza del profondo legame tra il territorio, il patrimonio costruito degli insediamenti e l’attività agricola che hanno trasformato il paesaggio.

Enrico Alessandro Cavallero Costigliole

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