La parola della settimana di Cesare Torta: Prevenzione

Ogni volta che accade un evento tragico come quello dell'albergo invaso e distrutto da una slavina/frana durante una eccezionale tempesta di neve si torna a parlare di responsabilità e ad avere conferme della mancanza di una cultura della prevenzione.

Che l’Italia sia un territorio molto fragile sotto l’aspetto del rischio idrogeologico è risaputo, come è risaputo che i cambiamenti climatici e il saccheggio del territorio abbiano peggiorato una situazione già di per se critica.

Non vale la pena di soffermarsi sulle speculazioni mediatiche e politiche di chi cerca di sfruttare l’occasione per criticare la lentezza dei soccorsi e le colpe di governo e istituzioni. Salvo poi non poter fare a meno di lodare gli sforzi e i risultati ottenuti dagli organi di Protezione Civile e da tutti i Corpi statali addetti al soccorso in casi di calamità.

A parte questi aspetti relativi alle eventuali responsabilità specifiche che saranno accertate dalla Magistratura, quello che rimane sul tavolo e che accomuna tutti gli eventi di questo tipo è il fatto che la prevenzione e la corretta osservanza delle regole sono troppo spesso considerati costi non indispensabili e perciò evitati sistematicamente.

Siamo il paese degli abusi edilizi, dei condoni e dei funzionari disposti a chiudere entrambi gli occhi di fronte a questi tipi di reati. Non possiamo dare la colpa solo ai politici e agli amministratori attuali e precedenti, la mentalità dell’espediente e della tolleranza verso le proprie irregolarità è troppo diffusa per provocare una vera condanna sociale.

Le conseguenze di questa mentalità diffusa e prevalente sono le sempre più frequenti calamità “naturali” che di naturale hanno sempre meno e sempre più sono causate da incuria e da precisi comportamenti umani. I comportamenti hanno sempre delle conseguenze, l’importante è rendersi conto che questa relazione di causa-effetto non è frutto di fatalità o di un destino cieco e malvagio.