La parola della settimana di Cesare Torta: Anno Nuovo

Anno nuovo, vita nuova. Si diceva un tempo.

Il detto stava a significare che da un nuovo anno, prima tappa di un futuro migliore per definizione, ci si aspettava di raggiungere qualche traguardo, qualche obiettivo tra i tanti auspicati. L’elenco era sempre ricco e vario. Dalla salute ai miglioramenti economici, un nuovo lavoro per chi era disoccupato, un aumento di stipendio per chi il lavoro ce l’aveva. Ma anche il riconoscimento di nuovi diritti sociali, di conquiste nei rapporti di lavoro e di maggiori libertà nella vita sociale.

L’anno appena concluso non lascia intravedere nulla di buono sotto questo aspetto. Si parla di ritorno alla guerra fredda con espulsione di diplomatici sospettati di essere delle spie, gli attentati terroristici colpiscono in molti paesi europei e nelle aree confinanti con l’Europa, il lavoro diventa sempre più precario quando non svanisce del tutto.

E’ della settimana appena conclusa la notizia della sentenza della Corte di Cassazione che ha definito legittimo il licenziamento di un dipendente associandolo al diritto della stessa azienda di incrementare i propri profitti. Questo non è altro che un ulteriore esempio dell’adeguamento delle normative di legge alla situazione di fatto nell’ambito dei rapporti tra impresa e lavoratori non solo in Italia ma in tutto il mondo.

Che cosa è successo in questi anni per avere l’impressione di essere tornati indietro nella storia? Senza dubbio sono successe tante cose ma alcune sembrano avere un certo peso. Mi riferisco alla velocità e alla facilità con cui il mondo del capitale e delle imprese si è organizzato a livello globale con regole condivise e accordi multilaterali per facilitare ogni tipo di commercio e di transazione finanziaria senza problemi di lingua, di regime politico, di religione. Gli affari sono al di sopra di tutto e non conoscono confini. Per questo vanno a gonfie vele.

Dall’altra parte, quella dei lavoratori e dei consumatori in genere gli stessi problemi sono il più delle volte affrontati con ottiche limitate ai livelli locali e fortemente condizionate dalle divisioni ideologiche, politiche e religiose. Guarda caso le risposte che trovano più consensi nell’ambito delle politiche cosiddette populiste sono quelle dei muri, dell’odio verso le etnie diverse dalla nostra, del ritorno ai nazionalismi.

Un grande regalo per la parte che rappresenta il capitale che è già in vantaggio. Quando si dice vincere facile.