Barbera 2016: per Coldiretti Asti “il valore massimo diventa il minimo”

Eccezionale, super, cinquestelle, grandissima... Sono stati utilizzati tutti i superlativi a disposizione, ieri sera, giovedì 1 dicembre, ad Asti, per descrivere le qualità della nuova Barbera d'Asti Docg annata 2016.

Gli oltre 200 esperti degustatori di vini, radunati da Coldiretti al “Palco 19” per l’”Anteprima Barbera”, non hanno lesinato commenti positivi.
Con una “maratona” durata due ore, sono stati presi in considerazione 22 campioni di vini, 15 Barbera d’Asti di cui due biologiche, 4 Barbera “Nizza” e 3 Barbera d’Alba, proposti rigorosamente anonimi con la sola indicazione della zona di produzione delle uve: Agliano (3 campioni), Albugnano, Asti, Barbaresco, Bubbio, Calosso, Canelli, Castagnito, Castagnole Lanze, Castagnole Monferrato (2), Castel Boglione, Costigliole, Mombercelli, Montegrosso, Nizza Monferrato (2), San Damiano, Treiso, Vaglio Serra.

Ad inizio serata è intervenuto Secondo Rabbione, responsabile del Centro Studi Vini del Piemonte, che ha derubricato le 5 caratteristiche dell’annata durante la maturazione: degradazione costante dell’acido malico; accumulo di zuccheri; sintesi di aromi varietali; accumulo di polifenoli e valori dell’APA (Azoto Prontamente Assimilabile).

Il professor Vincenzo Gerbi del DISAFA Università di Torino, tra i maggiori esperti di viticoltura ed enologia a livello nazionale, ha magistralmente condotto le degustazioni e inviato messaggi chiari agli uditori, fra cui un nuovo modo di comunicare la Barbera d’Asti: “Dopo 15 edizione di Anteprima Barbera – ha detto Gerbi –, possiamo affermare come ormai la qualità assoluta di questo vino sia conclamata. Dobbiamo pertanto declinare ogni singola Barbera di ogni singolo produttore, indicandone le caratteristiche per la provenienza e per le sue peculiarità”.

Un concetto ripreso anche dal presidente di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale: “I nostri produttori, sia di uve che di vino Barbera d’Asti, hanno ormai raggiunto la consapevolezza di tendere alla qualità assoluta. Per questo motivo crediamo che quando si rilevano i valori della Barbera, i prezzi massimi debbano essere considerati quelli minimi per i produttori come quelli che hanno partecipato all’Anteprima Barbera, che, ripeto, sono la stragrande maggioranza”.

In questo senso il presidente Cabiale ha anche schioccato la platea, quando ha divulgato un dato rilevato dall’Agenzia delle Dogane: “Il Piemonte produce circa 3 milioni di ettolitri di vino, ma ogni anno vengono importati dall’estero vini sfusi per circa 1,5 milioni di ettolitri, praticamente come mezza nostra produzione. Ci chiediamo quale strada prenda questo prodotto straniero, sicuramente non viene venduto alla spina, e la nostra preoccupazione, come per altro in alcuni casi rilevati anche dalle forze dell’ordine in modo truffaldino, è che possa essere impiegato per confondere il consumatore e “passare” come produzione locale. D’altra parte si intercettano talvolta Barbere vendute nei supermercati a meno di 2 euro. Anche grazie al nuovo Testo Unico sul vino, si può e si deve controllare la tracciabilità delle importazioni straniere, consapevoli che i nostri produttori non possono ricavare meno di 1 euro al chilogrammo dalle uve, il che si traduce a non meno di 2 euro + Iva da un litro di Barbera d’Asti Docg venduto sfuso all’ingrosso con gradazione oltre i 13 gradi e in oltre 3 euro per i prodotti ottenuti da uve selezionate e diradate. Forti dell’annata 2016, auspichiamo dunque che, finalmente, si possano contrastare definitivamente quelle produzioni di bassa qualità che abbassano il valore medio della Barbera”.