Sui campi Rom ad Asti Angela Quaglia e il Movimento Civico Galvagno rispondono a Brignolo

Continuano a far discutere le dichiarazioni del sindaco di Asti della scorsa settimana, quando in un comunicato stampa asseriva che erano state le giunte di centrodestra a portare i rom ad Asti.

Dopo la pronta risposta di Giorgio Galvagno, direttamente chiamato in causa dallo stesso Brignolo (Clicca qui per leggere l’articolo con il botta e risposta), è il movimento civico che porta il suo nome a farsi sentire con un comunicato stampa che riportiamo integralmente.

“Siamo costretti a ritornare sull’argomento del campo nomadi perché dobbiamo constatare come il sindaco Brignolo continuando in una iniziativa propagandistica ispirata a cinismo politico e ad una strumentale ed ingannevole nonché per molti aspetti falsa rappresentazione della realtà, tenti di scaricare le proprie pesanti responsabilità della disastrosa gestione del campo nomadi, sulle amministrazioni di oltre trent’anni fa. Cose da pazzi.

La costituzione di un campo per i nomadi effettuata circa 30 anni orsono aveva infatti il compito di contingentare e tenere sotto controllo i nomadi del più vario genere evitando che gli stessi stabilissero insediamenti abusivi dappertutto, specie nelle zone residenziali. In quel periodo ci fu un grande esodo di queste popolazioni verso l’Italia, le normative di allora imponevano di attrezzare i campi per dare delle risposte immediate ad un problema che poteva degenerare ulteriormente. Quel campo, collocato in zona industriale, che allora non era così ricca di insediamenti ed aziende, (parliamo di oltre trent’anni fa), consentì di tenere a freno e sotto controllo la situazione con positivi risvolti in termini sociali e di ordine pubblico.

Purtroppo Brignolo e la sua squadra che hanno amministrato questa città per ben 15 anni compresi questi disastrosi ultimi a cura di Brignolo, ebbe la bella pensata di costruire un secondo campo nomadi, raddoppiandolo sia numericamente che nei problemi. A questa situazione obiettivamente difficile in sé si aggiunge l’incapacità dell’amministrazione Brignolo che in termini sociali , amministrativi e di controllo, non è stata in grado di dare alcuna risposta, per cui la situazione dei campi nomadi è degenerata in modo violento come mai era successo prima.

Sono quindi penosi e anche disonesti i tentativi di voler coinvolgere altri in responsabilità che sono pesantemente sue, anche tenendo conto che Brignolo è Sindaco di Asti da ormai quasi cinque anni dopo essere stato per altri quindici amministratore comunale in vari ruoli. Non ci sono scuse.”

Prima ancora è arrivata la lettera di Angela Quaglia, anche lei di fatto chiamata in causa in quanto assessore nelle giunta Florio, che, dopo aver citato Abramo Lincoln (“nessun uomo ha una memoria sufficiente a farne un bugiardo di successo”) ed essersi chiesta “se il Sindaco abbia più un problema di memoria corta o di… naso lungo” ricostruisce nel dettaglio tutta la vicenda con i vari passaggi: “I nomadi Sinti arrivano ad Asti oltre 30 anni fa. Si tratta di famiglie di giostrai che inizialmente si posizionano in vari punti della città (piazza d’Armi, ad esempio) e sotto i viadotti autostradali, con relativo problema di sicurezza e con evidenti carenze di tipo igienico sanitario. Per porre fine a quella situazione viene realizzato il campo di Vallarone; ma, non potendoli contenere tutti si realizza anche il campo di via Guerra, prima della ferrovia, mentre alcune famiglie si stabiliscono a Trincere e in altre aree private.”

“Occorre precisare che l’area di via Guerra, allora, pur essendo industriale come definizione cartografica di PRG, all’epoca non era ancora sviluppata industrialmente; inoltre, il campo avrebbe dovuto essere una soluzione di transito per le famiglie. Si sarebbero avute, quindi, due aree: un’area di sosta per Sinti stanziali (Vallarone); e un’area per nomadi in transito, in via Guerra.
Negli anni successivi arrivano ad Asti alcune famiglie di Rom provenienti dalla ex Jugoslavia, in fuga dalla guerra. – prosegue la Quaglia – Per evitare il proliferare di insediamenti abitativi in varie zone della città vengono ospitate al campo di Via Guerra, nella stessa area dei nomadi Sinti. La convivenza tra le due etnie si fa però di giorno in giorno più problematica, fino a che la Giunta Bianchino decide di delimitare con un muro l’area riservata ai Sinti da quella riservata ai Rom. Anche in questo modo, tuttavia, la situazione rischia di degenerare e quindi la Giunta del Sindaco Voglino (di cui faceva parte l’attuale Sindaco) decide il trasferimento dei Rom dal campo di via Guerra all’area di Pomenzone (oltre la ferrovia).”

Ma Angela Quaglia ci tiene a ricordare l’operato della Giunta Florio, di cui ha fatto parte dichiarando che “ha cercato di riordinare la situazione: da Assessore ai Servizi Sociali ho personalmente curato la stesura di un Regolamento del campo in modo da poter applicare regole certe ad una situazione caotica e in continua evoluzione: Regolamento che, ad oggi, rappresenta l’unico, vero, tentativo di dare una risposta ai problemi di ordine e sicurezza causati dalla presenza dei nomadi (e per il quale la parte politica dell’attuale Sindaco mi aveva all’epoca duramente contestata, accusandomi di essere uno “sceriffo”, una “razzista” e via dicendo).
Nel Regolamento approvato sono state fissate le regole da rispettare:
1) assegnazione delle piazzole a fronte del pagamento di una cauzione e di un canone mensile;
2) pagamento dell’acqua e della tassa rifiuti;
3) certificazione circa la non proprietà di abitazioni, né ad Asti né sul territorio nazionale;
4) possibilità di allontanamento dal campo di coloro che si rendessero responsabili di azioni di danneggiamento, di accensione di fuochi e del mancato pagamento delle utenze e del canone mensile.”

Dopo aver ricordato che contestualmente fu anche chiesto al Prefetto di allora di aiutare il Comune ad allontanare le famiglie che non avevano il permesso di soggiorno senza ricevere alcuna collaborazione (“Il Prefetto era, infatti, molto preoccupato di come avrebbe potuto svolgersi lo sgombero, in presenza – vado a memoria – di “donne e bambini”), Angela Quaglia rivendica la bontà della sua decisione sulla casa di Via Guerra: “fu effettivamente assegnata (nel 1999 e per un solo anno) dalla sottoscritta alla famiglia di Seferovic Esef, in quanto questa risultava la prima nella graduatoria delle case popolari e avrebbe quindi avuto titolo per l’assegnazione di un alloggio. Tuttavia, in base alla legge regionale di assegnazione delle case, la dimensione dell’alloggio deve essere proporzionale al numero dei componenti il nucleo familiare: essendo la famiglia Seferovic composta da 13 persone sarebbe, quindi stato necessario, assegnare ben due appartamenti popolari in un condominio. L’unica alternativa possibile è stata quella effettivamente praticata: e cioè mettere a disposizione, in via provvisoria, la cascina adiacente al campo.
Ebbene, mi dica il Sindaco: quale sarebbe stata la scelta migliore? Utilizzare ben due appartamenti popolari per la famiglia Seferovic, sottraendoli agli altri possibili assegnatari; oppure utilizzare – come abbiamo scelto di fare – un edificio disabitato ed adiacente al campo nomadi? Personalmente, non ho nessun dubbio sul fatto di avere preso la decisione migliore tra quelle allora possibili.”

Piuttosto le colpe sono della gestione successiva: “Come dicevo, però, l’assegnazione doveva essere provvisoria; e sarebbe stato effettivamente così, se nel 2004 l’allora Giunta Voglino – di cui il Sindaco Brignolo era all’epoca assessore (giusto ricordarglielo, nel caso se ne fosse scordato!) – non avesse deciso di trasformarla in un’assegnazione definitiva, impedendo ogni futuro sgombero. E proprio quella scelta ha dato luogo ai gravi problemi di ordine pubblico che si sono verificati negli anni successivi. Da allora, infatti, le cose sono molto cambiate (e, per verificare meglio ho anche compiuto un sopralluogo al campo): dove abitava solo una famiglia (nella cascina) oggi c’è un vero e proprio accampamento, abitato da una sessantina di persone; nell’adiacente campo dei Sinti c’è un diffuso abuso edilizio: nel campo dei Rom di Pomenzone regna il degrado più totale.”

A questo punto la Quaglia si domanda: “E il Sindaco che fa? Invece di affrontare seriamente la situazione usa (o meglio: spreca) il suo tempo a dire che è colpa di chi c’era prima.
Sono più di quattro anni che è al governo della città e – come è evidente a tutti i cittadini – la situazione, dal 2012, è notevolmente peggiorata: e i roghi, ormai quasi quotidiani, sono lì a testimoniarlo. Tuttavia, se l’attuale amministrazione si è completamente dimenticata dei nomadi quando si è trattato di controllarli, non si può dire lo stesso quando si è trattato di spendere (peraltro assai generosamente) i soldi dei cittadini.”

E poi snocciola delle cifre: “solo nel 2013 per la pulizia al campo Rom sono stati spesi 250.000 euro, a cui occorre aggiungere le altre successive pulizie (di cui – purtroppo – non risulta traccia nel capitolo di spesa specifico); per la fornitura di acqua potabile, dal 2012 al 2015, sono stati spesi 304.000 euro; per l’energia elettrica ( solo nel 2013) la spesa è stata di 28.500 euro; non si parla di tassa rifiuti: i nomadi non pagano nulla. Insomma: 700mila euro (almeno) in 4 anni. Lascio ai cittadini ogni commento.”

In chiusura Angela Quaglia si pone qualche domanda:
“1) il Sindaco ha mai fatto un giro nella zona, dopo la sua elezione?
2) per quale motivo non sono state assegnate le piazzole, condizione indispensabile per provvedere al calcolo esatto dei consumi dell’acqua e a quello della tassa rifiuti?
3) per quale ragione il Comune continua a pagare acqua, luce e tassa rifiuti di entrambe le etnie?
4) per qual ragione non vengono allontanati coloro che si sono resi responsabili dei vari roghi o che non rispettano il Regolamento del campo?
Ne parleremo più diffusamente in Consiglio Comunale ma una cosa è certa: questa situazione non può, e non deve, più durare a lungo.
Ma non basta dire (come fa il Sindaco) che il campo sarà chiuso!
Occorrerebbe dire anche come, quando e da chi. E, visti i precedenti, le parole del nostro “smemorato” Sindaco ad oggi non sembrano granché credibili.”