Botte, insulti e vessazioni ad una bambina di 10 anni: la “casa degli orrori” a Castagnole Lanze

Sono stati resi noti durante la conferenza stampa i dettagli dell'operazione che ha portato i carabinieri all'arresto di due persone per maltrattamenti ad una bambina di 10 anni.

E’ stata un’operazione delicata e umanamente molto difficile per i carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Canelli, come ha testimoniato il comandante della Compagnia canellese il Capitano Lorenzo Repetto; in manette sono finiti un uomo e una donna, entrambi di origine macedone, residenti a Castagnole delle Lanze: J.K. di anni 44 e G. D. di anni 34.

Agli arrestati, in esecuzione di un Ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal GIP del Tribunale di Asti, Dott. Marco Dovesi, sono stati contestati i reati di maltrattamenti in famiglia aggravati e lesioni personali messi in atto nei confronti della piccola Sara di 10 anni, affetta da lievi disturbi mentali, figlia naturale dell’uomo affidatagli dopo il divorzio dalla moglie (madre naturale della bimba) consumatosi quando ancora vivevano in Macedonia, convivente con la moglie e matrigna della minore. 

Come detto inizialmente non si è trattato di un’operazione facile, con le indagini che hanno preso il via dalla segnalazione effettuata dalla scuola frequentata da Sara, in merito a probabili maltrattamenti subiti. La bambina, arrivata in Italia con il padre pochi anni fa in seguito al divorzio dei genitori in Macedonia, si sarebbe confidata con l’insegnante di sostegno, unica persona di cui aveva fiducia.

I primi accertamenti esperiti dalla Stazione Carabinieri di Castagnole Lanze hanno consentito ai colleghi dell’Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Canelli di avviare una articolata attività investigativa, coordinata dal Sostituto Procuratore di Asti, Dott.ssa Donatella Masia.

L’attività d’indagine, per la quale i militari si sono avvalsi di intercettazioni telefoniche e ambientali e videoriprese nell’abitazione degli arrestati, permetteva ben presto di avvalorare l’ipotesi investigativa raccogliendo inconfutabili prove a carico degli indagati, resisi responsabili dal maggio 2016 di innumerevoli episodi in cui la piccola Sara veniva percossa, nonché soggetta a continue minacce e vessazioni.

Le immagini registrate all’interno dell’abitazione facevano emergere gravissimi e pressoché quotidiani episodi di maltrattamenti fisici e psicologici, vessazioni e soprusi nei confronti della minore, la quale veniva altresì trascurata in ogni ambito (alimentazione, pratiche igieniche, abbigliamento, ecc.), mentre tutte le attenzioni venivano riservate alla sorellastra, di un anno più grande, quest’ultima figlia biologica dell’indagata, alla quale non veniva fatto mancare nulla sia dal punto di vista affettivo che materiale.

Le indagini permettevano altresì di appurare che la vittima veniva sistematicamente percossa con bastoni o altri oggetti contundenti e sovente veniva minacciata di morte da parte di entrambi gli arrestati, subendo forti pressioni psicologiche che la condizionavano fortemente nell’ambito socio-comportamentale, costringendola a vivere in uno stato di perenne terrore a causa della consapevolezza dei prossimi maltrattamenti ai quali avrebbe dovuto sottostare.

Nelle parole del capitano Lorenzo Repetto, che ha definito l’abitazione dei due macedoni una vera e propria casa degli orrori, e dei militari che hanno partecipato all’operazione, denominata “Cenerentola”, si è avvertito tutto il disgusto provato nel vedere il trattamento riservato dai due adulti alla piccola, un comportamento definito da bestie.

Le due minori sono state affidate a due strutture dei servizi sociali, dove la piccola Sara inizierà un difficile percorso per poter tornare a fare la vita che ogni bambina della sua età merita di vivere.

l.b.