Saperi e Sapori, ecco perchè le bufale fanno male anche al vino

Il sapore è legato al sapere in modo inscindibile, quindi è indispensabile che le informazioni che arrivano al nostro cervello siano veritiere affinché le nostre percezioni possano restituirci l'autenticità di ciò che viviamo e in particolare degustiamo.

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Può essere riassunta così la tavola rotonda “In vita veritas, in rumor bufala. Giornalismo, internettismo, vino informazione e gradevolezza” che si è svolta venerdì 16 settembre a Palazzo Borello nell’ambito delle manifestazioni della Douja d’Or, con lo scopo di legare sempre di più la manifestazione ai principali temi dell’attualità.
E il tema è decisamente attuale visto che, come ha ricordato il Segretario Generale della Camera di Commercio Roberta Panzeri, promotrice dell’incontro, persino Papa Francesco si è espresso in merito, costatando che in tempi in cui l’informazione viaggia sempre più veloce in realtà sembriamo muoverci nel buio.

Al tavolo dei relatori si sono alternati giornalisti, accademici e istituzioni. Un’assemblea che ha rilevato l’importanza, contro le bufale in rete, di un giornalismo preparato, responsabile.

Spunto di partenza per il dibattito, il volume del giornalista Cesare Torta Viaggio nel nostro tempo in 80 parole. “A differenza di un tempo in cui eravamo fruitori delle informazioni, oggi tutti possono diventare editori di notizie”, spiega l’autore. “Si pubblica una massa enorme di informazioni, ma la qualità è sempre più bassa. Forse perché chi pubblica bufale lo fa per soddisfare un bisogno insito nelle persone di sentirsi parte di un gruppo, attraverso la condivisione delle credenze considerate popolari in quel gruppo”.

La prima conferma che le informazioni ricevute influiscono in modo determinante sulla percezione, anche del gusto, la fornisce la professoressa Emilia Garcia Moruno, direttrice del Centro Ricerca Enologia Asti, il più antico di Italia, nato nel 1872 e rimasto fino al 1929 l’unico in campo enologico in Italia in anni decisivi per la scienza contemporanea. “Constatiamo continuamente come la percezione sensoriale abbia carattere relativo. Una conferma arriva dal fatto che il giudizio su un vino cambia molto a seconda dell’ambiente dove si svolge la degustazione ed è quindi condizionata da fatti emozionali. Da qui a interrogarsi sull’opportunità di comunicare un vino attraverso Internet, che appare particolarmente complessa, ma imprescindibile se il target è giovane e quindi particolarmente digitale”.

Una posizione ribadita anche da Filippo Mobrici, Presidente del Consorzio Produttori Barbera d’Asti e vini del Monferrato, che ha però evidenziato il ruolo avuto dal giornalismo italiano nella crescita dell’enologia nazionale e nell’educare alla percezione della qualità.

Ezio Ercole, vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, fornisce un quadro delle problematiche e delle possibili soluzioni alla disinfomazione che corre in rete. “La chiacchiera da bar oggi è assunta a sistema giornalistico e, rispetto ai social, l’informazione tradizionale arranca. Eppure il giornalismo e l’informazione in generale pretendono il rispetto di precise regole. Ricordiamo che una testata, anche on line, deve essere registrata in tribunale e agire sotto la responsabilità civile e penale di un direttore. Al sistema incontrollato di Internet si risponde con la deontologia del giornalista, che va oltre la legge in quanto risponde alla sua coscienza. Noi dobbiamo impegnarci per formare giornalisti preparati in questo senso”.

Sottolineature affidate all’enfasi del professor Ezio Sciarra: con un excursus sociopolitico ha individuato nei ‘saperi’ che ciascuno di noi riceve dall’ambiente culturale il processo di formazione di quel ‘software’ con cui possiamo decodificare i sapori e quindi anche le esperienze che possono venire dal vino. “Contro il rumore di fondo creato da Internet e dai motori di ricerca, che in realtà rimandano a ciò che tutti già cercano, rimane il ruolo del giornalista: critico, indipendente, cane da guardia al servizio dei cittadini”.

Conclusione affidata al ‘padrone di casa’ Erminio Renato Goria, Presidente della Camera di Commercio di Asti: “Asti con questa Douja d’Or si afferma come luogo ‘biologicamente’ adatto alle riflessione anche sul senso etico di un percorso di comunicazione capace di valorizzare le produzioni e far giungere i messaggi oltre le mura medioevali di questa città. La funzione critica del giornalismo ha un ruolo costruttivo per migliorare nel tempo, come il vino, la cognizione del reale”.

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