Giovedì ad Asti la presentazione del nuovo numero di Astigiani

Torna Astigiani la rivista di storia e storie.

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Il nuovo numero (120 pagine) sarà presentato giovedì 15 settembre dalle ore 19, al Diavolo Rosso di piazza San Martino. La scelta del circolo culturale è legata alla contiguità con i cortili storici dove quest’anno si svolge la Douja d’Or, che ad ogni settembre, da quattro anni a questa parte, comprende anche la presentazione di Astigiani.

I temi vinicoli sono presenti sul 17° numero della rivista come anticipa il direttore Sergio Miravalle che condurrà la presentazione ricca di ospiti, interventi della redazione, musica, sorprese.

Astigiani si apre con la storia di una impresa da pionieri del Far West. La nascita alla fine dell’Ottocento di una grande colonia vitivinicola fondata da un gruppo di imprenditori italiani in California e divenuta, nel giro di pochi decenni, una delle più importanti imprese enologiche americane. Quel posto fu chiamato Asti e ancora esiste, non lontano da San Francisco. La bella foto di copertina ritrae un gruppo di viaggiatori alla stazione di Asti californiana. Una storia che dal passato guarda al futuro, verso possibili alleanze da esplorare.

Si parlerà quindi di gemellaggi e intese internazionali con una ricerca di Astigiani che propone la mappa dei gemellaggi intrapresi in questi anni dai Comuni a cominciare da quelli storici tra Asti la francese Valence e la tedesca Biberach. Ma scopre che esistono altri gemellaggi, a volte, sorprendenti.

E la storia riserva sorprese come la rilettura della vicenda dei “magnetisà” legati agli eretici che a Viarigi, a metà dell’Ottocento, seguirono un prete scomodo e la sua “Madonna dai capelli rossi”. La presunta setta venne debellata, anche con l’intervento di Don Bosco, ma non tutto è stato cancellato. Dai presunti eretici alla “fabbrica delle vocazioni”: il Seminario vescovile e il tesoro di libri custodito nella sua biblioteca.

In sommario anche le vere origini di Gianduja a Callianetto, la storia di un poeta astigiano sconosciuto che si divertiva a scrivere “pericolosi” sonetti contro il Duce. E ancora, un viaggio nella recente epopea delle televisioni private, e la rilettura di un fatto di cronaca sconvolgente: il rapimento di Maria Teresa Novara nel 1968. Un delitto i cui colpevoli sono rimasti in gran parte impuniti.

L’intervista di “Confesso che ho vissuto” è a Carlo De Bortoli un cantante lirico che con la sua voce ha girato il mondo. E poi ancora rubriche, inchieste, spunti, ricordi.

I cinquant’anni delle ripresa del Palio sono ricordati con una serie di clic d’autore che Piero De Marchis scattò in quel settembre 1967. Chi si riconoscerà? E’ passato mezzo secolo, per chi c’era, sembra ieri.

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