Grande successo del Convegno Cia a Castagnole Lanze: qualità, reddito e formazione nel futuro della nocciola

Corilicoltura oggi e domani, prospettive e rischi per un comparto agricolo in grande crescita e che finora ha conosciuto, caso quanto mai raro per chi coltiva la terra, una importante stabilità di quotazioni di importante livello.

Se ne è discusso a lungo, con la partecipazione di autorevoli relatori, a Castagnole Lanze nel corso della storica Fiera della Nocciola – 157.ma edizione – in un convegno organizzato dalla Cia di Asti che per il secondo anno ha voluto fare il punto della situazione corilicola in collaborazione con il Comune di Castagnole Lanze e della Confraternita della Nocciola di Cortemilia. Tre le parole d’ordine che sintetizzano i punti irrinunciabili per lo sviluppo del settore: qualità, reddito e formazione. Una sintesi estrema di ciò che i relatori, ognuno per la propria competenza – tecnica, commerciale, sindacale e professionale – hanno espresso davanti ad un pubblico, folto ed attento, composto per la gran parte da produttori delle “tonde gentili trllobate”, le nocciole del Piemonte famose nel mondo per la loro qualità.

Al tavolo dei relatori, il presidente provinciale della Cia di Asti, Alessandro Durando, il vicepresidente regionale Gabriele Carenini, il presidente nazionale della Confederazione, Dino Scanavino, i tecnici Cia Anna Guercio e Marco Pippione. Ospite dell’evento Carmine Pecoraro, presidente della Cia di Salerno e produttore delle celebri “Tonde di Giffoni” mentre non ha potuto essere presente, per un purtroppo drammatico coinvolgimento personale nelle tragiche vicende del terremoto in centro Italia, Fabrizio Pini della Cia di Viterbo.
In discussione, dunque, non solo la stato di salute del noccioleto Piemonte, ma anche uno sguardo di assoluto interesse per quelli di Lazio e Campania, le due regioni che da sole producono quasi il 70% delle nocciole coltivate in Italia, mentre il restante 32% spetta a Piemonte e Sicilia.

Ne è risultato un quadro molto diversificato da zona a zona, dal prezzo ancora formato con la contrattazione orale e dall’estrema parcellizzazione della Campania dove anche l’Igp fa fatica ad affermarsi, alla scarsa organizzazione dei produttori ed all’assenza di interprofessionalità del Lazio. Comuni invece a tutte le aree produttive, piemontesi comprese, alcuni dati positivi che pur richiedono un’oculata gestione del fenomeno, come la crescita costante delle superfici e dei consumi, una interessante stabilità delle quotazioni, una buona redditività ed il crescente collegamento con le istituzioni scientifiche di ricerca, in particolare quelle universitarie.

E il Piemonte come se la cava? Finora piuttosto bene, ha affermato Alessandro Durando, anche se la continua espansione degli impianti richiede una seria riflessione sul futuro della corilicoltura, sempre meno marginale, come accadeva in passato per molte aziende agricole che trovavano nel noccioleto una semplice quanto importante integrazione al reddito e sempre di più coltivazione primaria che richiede ricerca, accurate pratiche agronomiche ed innovazione. La Cia, a questo riguardo, ha affermato Gabriele Carenini, c’è ed è particolarmente attenta alle dinamiche colturali ma anche commerciali del settore che richiedono formazione continua da parte dei produttori allo scopo di ottenere qualità crescenti in grado di garantire buone remunerazioni, a patto che diventi abituale la capacità di certificarne il livello sia sul versante produttivo, sia in quello della trasformazione.

Su quest’ultimo punto illuminane è stato l’intervento di Piergiorgio Mollea, amministratore delegato dell’azienda di trasformazione Marchisio di Cortemilia che ha valutato positivamente, anche se non paiono esserci punte qualitative straordinarie, l’annata 2016, facendo però presente che l’esponenziale aumento di produzione di nocciole (+ 50% negli ultimi dieci anni) potrebbe provocare qualche problema di commercializzazione. Un aspetto, quest’ultimo, su cui si è soffermato anche l’assessore all’agricoltura del Comune di Castagnole, Mario Coppa che, dopo i saluti di apertura del sindaco Carlo Mancuso, ha invitato i produttori ad evitare gli eccessi di entusiasmo per una coltura che finora ha dato ottimi risultati ma che in futuro richiederà un’attenta gestione tecnico-commerciale, alla luce dell’arrivo sul mercato quantità di prodotto decisamente superiori a quelle del recente passato.

Dello stesso parere è stato, nell’intervento conclusivo del convegno, il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, che ha ribadito l’esigenza di lavorare con determinazione per il miglioramento qualitativo del prodotto che consentirà di utilizzare al meglio l’indiscutibile vantaggio di cui gode oggi la Nocciola Piemonte e di affrontare così con tutti i giusti strumenti una concorrenza che sembra farsi, a livello mondiale, sempre più agguerrita e diffusa in tutti i continenti. “E’ altresì necessario – ha concluso Scanavino – porre massima attenzione ad aspetti considerati finora di non primaria importanza, come la possibilità, in relazione ai mutamenti climatici in corso ed a posizioni geografiche particolari, di ricorrere all’irrigazione degli impianti o la necessità di investire sul vivaismo, al fine di poter disporre di materiale genetico capace di garantire un’elevata qualità finale del prodotto”.

Al termine del convegno il sindaco Mancuso ha annunciato la quotazione ufficiale delle nocciole per il 2016 che è di 420 euro al quintale. Sono seguite le premiazioni del concorso per la quantità (primo classificato Andrea Culasso che ha portato in fiera oltre 90 quintali di nocciole) e per il “Gusto”. Quest’ultimo concorso, introdotto da soli due anni per merito di Eugenio Meinardi, referente Cia per la zona di Castagnole Lanze, ha visto primeggiare il  produttore locale Danilo Romagnolo le cui nocciole, esaminate dopo la tostatuta, sono state considerate da una speciale giurati di esperti assaggiatori, le migliori in assoluto di tutte quelle presenti alla rassegna.