Angela Quaglia al Sindaco: ”Sui profughi evitiamo di buttare fumo negli occhi ai cittadini”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Angela Quaglia.

“Trovo assolutamente inaccettabile che il Sindaco e l’assessore Vercelli propongano di distribuire i troppi profughi oggi ospitati al terzo piano del Seminario e ne propongano il trasferimento presso un’ala della Casa di Riposo Città di Asti.

Ne avevamo parlato quando qualcuno, in forma ufficiosa, aveva fatto trapelare la notizia, che però, era stata successivamente ma fermamente smentita.vAbbiamo svolto un Consiglio Comunale aperto sulla Casa di Riposo e nessuno aveva osato proporre una soluzione di questo tipo, né per sanare parzialmente il bilancio della casa di riposo né tantomeno per offrire ospitalità qualificata ai profughi.

La moda del momento, invece, ha fatto sì che l’ANCI abbia chiesto una migliore distribuzione dei profughi proponendo il modello dell’accoglienza diffusa e il nostro Sindaco, che non aveva finora detto una sola parola, ha subito colto la palla al balzo.

Questo, evidentemente, anche per cercare di recuperare consenso rispetto ad un’opinione pubblica che si dimostra sempre più insofferente rispetto all’immagine di giovani pieni di salute che non fanno nulla tutto il giorno avendo invece, in cambio, dalla collettività nazionale, vitto, alloggio e argent de poche.

Che poi il business sia delle cooperative che si aggiudicano l’accoglienza è un dato certo, confermato dal fatto che sono sempre più numerose, a livello nazionale, le cooperative che si organizzano per ottenere l’assegnazione dell’ospitalità da parte delle Prefetture.

Non sono certamente tra coloro che vorrebbero far lavorare i profughi come fossero schiavi.

Credo però che, mentre l’ASP e il Comune non possono chiudere un occhio rispetto alle eventuali carenze di organico (e non possono quindi sostituire il personale mancante con i profughi volontari), dall’altro lato è inaccettabile che i profughi del seminario e delle altre Associazioni, trascorrano le loro giornate a giocare a pallone, a telefonare, a passeggiare in città, rinviando, forse, (se vorranno), e magari solo dal prossimo autunno, l’impegno a dedicare una parte del loro tempo per aiutare a migliorare la città nelle questioni di più semplice esecuzione.

Ho scritto, recentemente, che il ponte di viale Don Bianco avrebbe bisogno di una passata di impregnante. Ero e sono certa che sia un lavoro alla portata di tutti e che il compito delle istituzioni e della cooperativa che li gestisce sia quello di convincerli a “dare una mano”.

Ma ci sono altri lavori che potrebbero agevolmente essere svolti: dalla raccolta delle foglie a terra, all’estirpazione delle erbacce (e ce ne sono tante), alla pulitura dei fossi nelle ventine.
Accoglienza vuole anche dire insegnare, a queste persone, che qui da noi ciascuno fa qualcosa per gli altri, anche solo per ricambiare, concretamente e in piccola parte, ciò che riceve.

Solo in questo modo, d’altra parte, potranno essere parzialmente arginate le posizioni di chi ritiene che i profughi vadano mandati tutti a casa loro, indipendentemente dal paese di provenienza!
Ma per favore: evitiamo, sig. Sindaco, di buttare fumo negli occhi dei cittadini proponendo semplicemente la suddivisione in più luoghi delle persone oggi ospiti al Seminario.

I problemi sono altri e vanno risolti diversamente!

Con viva cordialità”

Angela Quaglia