Abbazia di Vezzolano, nuovo orario di apertura per scoprire tutti i suoi tesori

In vista della stagione stiva è stato prolungato l’orario di apertura dell’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, uno dei monumenti meglio conservati di tutto il Piemonte.

Da martedì a domenica, dalle ore ore 10.00 alle 18.00, questo gioiello del romanico sarà visitabile gratuitamente da turisti e dagli astigiani che ancora non hanno ammirato la chiesa fondata il 27 febbraio 1095. Il complesso sorge ai piedi di uno dei più alti colli del Monferrato ed è raggiungibile al termine di una strada che la costeggia e consente di apprezzarla prima dall’alto, nell’armonia della sua distesa di coppi e del complesso absidale, quindi nell’eleganza del campanile e, infine, nell’impostazione di tempio monumentale della facciata.
 
Le origini della costruzione si perdono fra ipotesi storiografiche e leggende popolari. Sono ipotesi che la chiesa sia nata come cappella privata di un castello poi distrutto oppure che esistesse già, in forme e dimensioni diverse, nell’VIII secolo. E’ leggenda l’attribuzione della sua nascita alla volontà imperiale di Carlo Magno. Si narra infatti che questi, cacciando nei boschi presso Albugnano, nel 774, fu colto da un’orribile visione: la danza macabra di scheletri umani, causa dell’imperiale epilessia. Guarito per intercessione della Madonna, Carlo Magno avrebbe disposto l’edificazione dell’abbazia.
 
L’atto di fondazione della chiesa risale al 27 febbraio 1095. L’attuale lettura degli edifici (in particolare la chiesa ed il chiostro) documenta un processo realizzativo discontinuo frutto di interruzioni ed avvicendamenti che determinarono, tra la seconda metà del XII secolo e la metà di quello successivo, l’intersecarsi della cultura romanica con le precoci manifestazioni del nuovo gusto gotico. La chiesa orientata, cioè con l’abside maggiore rivolta ad est, aveva in origine una pianta di tipo basilicale, ovvero a tre navate, che venne modificata nel XIII secolo, quando la navatella destra fu trasformata in un lato del chiostro (nord). Conserva intatta la bellissima facciata romanica in cotto e arenaria ravvivata da tre ordini di loggette cieche, eretta in stile lombardo nel XII e rielaborata nel XIII secolo. Essa è inoltre decorata da capitelli e statue: il redentore con Michele e Raffaele, quindi due serafini o cherubini e piatti in terracotta decorata.
 
In fondo, al fianco sinistro, spicca il robusto campanile romanico, ornato di archetti intrecciati. L’interno è a due navate absidale; la terza navata, quella destra, è inglobata nel chiostro. Le navate sono divise da pilastri, che sorreggono archi acuti e volte a crociera. La navata centrale presenta, all’altezza della terza campata uno degli elementi di massimo interesse dell’edificio: il nartece (detto anche jubé alla francese) o ambone, poggiante su cinque arcate ogivali sorrette da colonne con capitelli a foglie e a gemme, sul quale si distende un bassorilievo a due ordini che raffigura nella parte inferiore i trentacinque patriarchi antenati alla Vergine e, nella parte superiore, la Deposizione del corpo di Maria, la sua Assunzione e il suo Trionfo in cielo ed i simboli evangelici.
 
Da una porticina in fondo alla navata destra si entra nel piccolo chiostro, armonioso e molto suggestivo che è ornato da notevoli resti di affreschi dei sec. XIII-XIV. Spiccano bellissimi capitelli variamente scolpiti con fregi sia classici sia complessi. Nel porticato del chiostro, lato nord, campeggia il più importante affresco di Vezzolano del XIV secolo: dall’alto il redentore con gli emblemi degli evangelisti; Betlemme con la sacra famiglia ed i magi adoranti; sotto, in posizione centrale, da un sepolcro scoperchiato si rizzano tre scheletri, un personaggio inorridito (Carlo Magno?) sta davanti a due cavalieri esterrefatti, mentre un monaco lo invita a chiedere aiuto alla Madonna.