Angela Quaglia: ”L’Ospedale di Asti è a tappo e il pronto soccorso ne è lo specchio impietoso”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Angela Quaglia sul Pronto Soccorso di Asti.

“Mercoledì 27 aprile, interpellata da alcuni cittadini in attesa al Pronto Soccorso, mi sono recata in Ospedale. Nella sala d’attesa, appena entrata, c’erano molte persone sedute: chi dolorante, chi un po’ meno; c’erano accompagnatori innervositi per l’attesa e altri rassegnati.

Ho chiesto, presentandomi come consigliere comunale, di poter parlare con il Primario mentre il monitor indicava il numero dei pazienti in attesa: 3 codici rossi ( in trattamento), 17 gialli e un numero indefinito di altri colori.  Un’infermiera gentile è andata ad avvisare il dott. Ghiselli che, con altrettanta gentilezza, mi ha ricevuta.

Lo spettacolo che ho potuto osservare entrando nei locali del Pronto Soccorso è stato toccante. C’erano medici e infermieri che correvano da un malato all’altro e tutti gli spazi possibili erano occupati da barelle con persone che mi sono sembrate in molti casi anziane e fragili. C’erano barelle non soltanto nelle “camere” ( delimitate da tende) ma anche nei corridoi e ovunque ci fosse un po’ di spazio.

Ho chiesto di quante persone si trattasse: il Primario e il Direttore Sanitario del Presidio, che intanto ci aveva raggiunti, mi hanno informata che in quel momento, all’interno del Pronto Soccorso, c’erano 69 persone, di cui 15 in attesa di ricovero. Una di queste persone stazionava lì dal 24 aprile ( tre giorni prima), le altre dal 25/4 ( 48 ore). In servizio c’erano 7 infermieri in tutto.

Mi sono chiesta, e chiedo alla Direzione Generale: se il Pronto Soccorso non riesce a ricoverare in tempi più ragionevoli non sarà forse perché ad Asti, nel nostro nuovo ospedale, mancano posti letto?

Ai tempi della DGR 600, alla quale ci eravamo vivacemente opposti e che ridimensionava di fatto il nostro ospedale, si era già fatto rilevare che il rapporto abitanti/posti letto ad Asti era il più basso di tutto il Piemonte. Nonostante le rassicurazioni le cose non sono migliorate e l’umanizzazione delle cure, di cui tanto si parla, è soltanto un obiettivo lontano dall’essere raggiunto. 

Come descrivere altrimenti la promiscuità, la mancanza di privacy, l’inesistenza di spazi adeguati intorno alla barella, l’essere adagiati su materassini di 7 cm di spessore con quasi certe possibilità di piaghe da decubito, specialmente in persone anziane o fisicamente debilitate?

Le motivazioni che verranno addotte a proposito di questa situazione saranno sicuramente molte e tecnicamente ineccepibili: a mio parere la mancanza di un hospice e il ricorrere quindi all’ospedale per terminare in modo dignitoso la propria vita può certamente essere una causa di occupazione non adeguata di posti letto. Se è vero ( come mi dicono i dati) che nel 2015 sono state 1300 le persone che sono andate a morire in ospedale( circa 4 al giorno).

Così come un’altra motivazione è sicuramente l’uso improprio che alcuni concittadini fanno del Pronto Soccorso che, rispetto al medico di famiglia, è sempre aperto e in cui un pacchetto di esami e di radiografie è a costo e a tempo zero.

Sarà tutto vero ma se la situazione è quella che ho visto mercoledì, non basta capire le cause: occorre trovare soluzioni.

E per trovare soluzioni occorre anche tener conto del fatto che il tasso di occupazione posti letto nel nostro ospedale è dell’86%: non tutti i letti sono quindi contemporaneamente occupati ma l’ospedale è abbastanza “ a tappo”. E il Pronto Soccorso, come prima struttura raggiungibile, ne è lo specchio impietoso.

Resto in attesa di risposte, ringraziando anticipatamente.

 

Angela Quaglia