Asti, la città difende la Camera di Commercio: “Senza Ente a rischio Douja e Sagre”

La città di Asti fa quadrato attorno alla sua Camera di Commercio.

E’ quanto emerso nell’ultimo Consiglio Comuanale, dove un’ordine del giorno, approvato a larghissima maggioranza, impegna il sindaco a mettere in campo tutte le iniziative di pressione opportune per evitare l’accorpamento dell’Ente astigiano.

Si sta infatti profilando la discussione della riforma degli Enti Camerali: riordino complessivo del sistema delle Camere di Commercio si concentra sulla riduzione del numero degli enti camerali, che da 105 passeranno a 60, accorpando quelli con meno di 75 mila imprese iscritto. Il decreto legislativo prevede anche il taglio dei diritti annuali versati dalle aziende alle Camere. Già con il decreto n.90/2014, convertito in legge n.114/2014, è stata imposta una riduzione progressiva del diritto annuale fino ad arrivare al 50% nel 2017.

Una batosta che non risparmierebbe di certo la sede astigiana come fanno notare gli stessi dipendenti in una nota: “E’ evidente che con un dimezzamento delle nostre risorse ben difficilmente potremo ottemperare ai nostri compiti di fornitori di servizi pubblici, nonché a tutte le forme di sostegno da sempre messe in atto a favore della comunità cittadina e provinciale. Tutto ciò per ottenere un risparmio medio di circa 50 euro, annui, per impresa.

A tale provvedimento, già operativo, presumibilmente si aggiungerà una drastica riduzione delle nostre competenze, che si ha fondata ragione di temere riguarderà il sostegno fornito alle piccole e medie imprese in tema di internazionalizzazione, accesso al credito bancario, promozione del territorio e formazione imprenditoriale, ma che interesserà anche i comuni cittadini (riteniamo opportuno citare almeno la tutela del consumatore e dei marchi e brevetti industriali, la vigilanza sul mercato, i servizi di conciliazione e mediazione, la tenuta del registro protesti).

Verranno anche meno quegli studi e quelle ricerche di settore che permettono di monitorare la realtà produttiva italiana e locale con una completezza e tempestività quale ha pochi paragoni, per merito dell’eccellenza di un sistema informatico cui sono state destinate ingenti risorse economiche ed umane”.

Senza dimenticare che con l’accorpamento della sede di Asti sarebbero a rischio sia Douja d’or che Festival delle Sagre, due delle maggiori attrattive turistiche della nostra città. Insomma, una vera e propria mazzata alla capacità di attrazione turistica della nostra città, che in momenti come questi, bisognerebbe assolutamente evitare.

Alessandro Franco