Rocchetta Tanaro, il “grande faggio” dichiarato albero monumentale

Simbolo del parco naturale di Rocchetta Tanaro, il "grande faggio" dalla lunga vita (si stimano circa 200 anni) è entrato a far parte degli alberi monumentali da poco riconosciuti dalla Regione.

L’elenco comprende 82 esemplari singoli o gruppi di piante localizzati in 48 Comuni piemontesi. Cinque gli alberi ultrasecolari dell’Astigiano: due si trovano a Rocchetta Tanaro e sono stati dichiarati patriarchi arborei sulla base delle schede di segnalazione redatte dal guardiaparco Francesco Ravetti, in forza al Parco paleontologico astigiano. Il “grande faggio” (nome scientifico “Fagus sylvatica”) è stato classificato come “rarità botanica” dalla Regione.

“Cresce – spiega Ravetti – alla quota minima del Piemonte (m. 140 s.l.m.) ed è testimone della presenza in Monferrato, grazie a un particolare microclima, di estese faggete nel periodo successivo alle glaciazioni”. Non a caso la pianta vegeta nella Val du Gè (Valle del Ghiaccio), che ospita rare specie erbacee e arbustive relitte del Quaternario. E’ imponente e slanciata: alta 25 metri, la sua chioma ha un diametro di quasi 30 metri, mentre la circonferenza del fusto è di poco inferiore ai tre metri. Il secondo albero ultracentenario di Rocchetta si trova poco distante dal parco naturale, su un appezzamento di proprietà di Daniele Incisa della Rocchetta: è un raro esemplare di ginepro virginiano (“Juniperus Virginiana”), armonicamente inserito nell’ambiente collinare vitato di frazione Sant’Emiliano.

La Regione ne ha riconosciuto il valore storico e paesaggistico: alto una quindicina di metri e con una circonferenza di 280 centimetri, svetta su un poggio che domina l’ampia vallata del Tanaro a ridosso della chiesetta campestre di Sant’Emiliano. “Sia il grande faggio che il ginepro virginiano – commenta Gianfranco Miroglio, presidente del Parco paleontologico astigiano – regalano suggestioni fortissime: se il paesaggio è un libro di storia aperto, i due alberi monumentali costituiscono uno stupefacente testo di scienze che racconta i cambiamenti climatici di tempi lontanissimi”.

Ad Asti, a poca distanza dalla sede del Parco paleontologico situata a Palazzo del Michelerio, ha ottenuto il riconoscimento di albero monumentale, per la sua architettura vegetale, il platano del giardino di Palazzo Alfieri: ha 167 anni e svetta fiero con i suoi 37 metri di altezza. Il “Platanus acerifolia fu piantato nel 1849, in occasione dei cento anni dalla nascita del Trageda: oggi il suo fusto ha ormai superato i 5 metri di circonferenza. Completano l’elenco dei nuovi patriarchi astigiani della natura la famia (“Quercus robur”) del Parco Maffei di Buttigliera e il salice bianco (“Salix alba”) che vegeta in località Cornaleja di Fontanile.