Domenica 7 febbraio nuovo appuntamento con Passepartout en hiver

Domenica 7 febbraio alle 17 presso l’Auditorium della Casa del Teatro in via Goltieri quarto appuntamento di Passepartout en Hiver: ospiti della rassegna organizzata dalla Biblioteca Astense Giorgio Faletti e CNA Asti saranno Maresa Barolo e Fabio Poggi, che presentano Musica dipinta. Ipotesi di lettura per il “Ritratto di musico” di Leonardo.

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Alla Pinacoteca Ambrosiana si conserva, oltre al famoso Codice Atlantico, l’unico dipinto su tavola di Leonardo rimasto a Milano, il cosiddetto Musico. Si tratta del ritratto di un giovane uomo con un cartiglio nella mano, su cui è dipinta un’annotazione musicale. Quest’opera misteriosa, oggetto di svariate letture iconografiche e formali, con ipotesi di identificazione differenti (da Franchino Gaffurio a Josquin Després ad Atalanta Migliorotti), diviene la chiave per penetrare nel cuore della vita culturale a Milano al tempo di Ludovico il Moro e oltre, quando Leonardo vi soggiornò a più riprese, in un intreccio affascinante fra arti visive, musica e poesia.

Nata come divertissement sul filo di uno scambio culturale fra amici, affini per sensibilità e passioni, l’indagine sul Musico di Leonardo, fra storia della musica, storia dell’arte e iconografia rinascimentale, si è ampliata quasi inaspettatamente, fino a proporre, da parte di Maria Teresa Barolo, un nuovo nome cui associare l’anonimo – ricercatissimo – effigiato.

Maria Teresa (Maresa) Barolo, formatasi a Torino, all’Università di Lettere e Filosofia, laureata in Storia dell’arte medievale, ha per tutta la vita collaborato col suo maestro, Gian Lorenzo Mellini, uno dei massimi storici dell’arte e del medioevo italiani, anche come redattrice della rivista fiorentina “Labyrinthos”, fino alla di lui morte nel 2002. Si è occupata di Nicola Pisano, di scultura duecentesca in Toscana e di iconografia medievale, ma anche di Canova e di pittura italiana del primo Ottocento, in particolare della prestigiosa collezione Mellini-Rudolph. Ha contribuito alla riscoperta del pittore dell’Ottocento romano Francesco Podesti (Ancona, Mostra nazionale del 1996). Insegna Storia dell’arte e Catalogazione al Liceo Artistico Statale di Asti e tiene da molti anni il corso di Storia dell’arte all’Università della Terza Età. Incoraggiata a suo tempo da Renato Bordone, ha pubblicato nel 2001 su “Il Platano” la vasca battesimale del 1229 del Duomo di Asti e recentemente, 2013, il ciclo seicentesco delle Imprese di Palazzo Mazzola. Solo per gli amici artisti (fra cui Sergio Omedè e Walter Accigliaro) si è occupata di arte contemporanea, con interventi critici su cataloghi e presentazioni.

Fabio Poggi, laureato in architettura e appassionato cultore di storia dell’arte, è musicologo, direttore d’orchestra e di coro, insegnante di canto, cantante lui stesso (baritono al Regio di Torino nel 1983/84), formatosi prima con il basso astigiano Carlo De Bortoli, quindi con il M° Mario Antonietti. Nel 2007 ha fondato l’Associazione Nazionale Celibidache, di cui è vicepresidente, allievo del M° Raffaele Napoli per direzione d’orchestra e fenomenologia della musica. In Asti è tra i fondatori nel 1978 del Circolo Amici della Musica “Beppe Valpreda”. Dirige la Mandolinistica Paniati, storica formazione astigiana, dal 1986, e dal 1990 entra a far parte del noto e pluripremiato ensemble polifonico Hasta madrigalis, ora diretto da Paola Rivetti. Per molti anni insegna Storia della Lirica all’Università della Terza Età di Asti. Dopo 20 anni di studi e ricerche d’archivio ha pubblicato nel 1998 il fondamentale volume All’ombra dell’Alfieri, dedicato alla musica in Asti dal Medioevo a oggi, e in particolare al Teatro Alfieri. L’anno seguente è uscito Marcia trionfale, storia della banda cittadina. E’ preside all’Istituto Comprensivo di San Damiano d’Asti.

All’interno dell’evento verrà esposta un’opera di Paolo Viola.

Nato a Napoli nel 1957 vive e lavora ad Asti.Sin dalla giovane età dimostra di aver grande dimestichezza coi colori, ma è dalla sua adolescenza, a Salerno, che comincia ad acquisire conoscenze della tecnica pittorica frequentando la bottega di Nicola Tota. Qui si forma la sua personalità artistica, apprende la tecnica della pittura tonale e impara ad utilizzare i colori in modo espressivo. Nel 1987 si trasferisce ad Asti per esercitare l’attività di medico mantenendo tuttavia sempre un rapporto intenso e qualificato con la pittura e diventando uno dei protagonisti della scena artistica piemontese. La sua pittura, dalle riconoscibili modalità timbriche e articolazione compositiva, affronta le tematiche più varie della vita di tutti i giorni con i suoi aspetti emozionali e le sue dinamiche comunicative, in una realtà dai contenuti sia formali che informali. Ha scritto di lui Paolo Levi “… in ogni visione figurale inaugura un dialogo meditato tra l’intuizione creativa, immediatamente captata, e i colori che inondano la superficie di situazioni poetiche; ogni passaggio di colore rappresenta l’emozione, quel sentire intimo che si concretizza nell’insieme di una pittura, e che si fa racconto ricco di vibrazioni.”

“Passepartout en hiver è un appuntamento a me molto caro – dichiara l’artista – perché mi dà la possibilità di poter comunicare, e quindi condividere direttamente con la gente, una idea, una emozione , un sentimento. L’idea per il mio dipinto l’ho avuta recuperando dai ricordi un episodio vissuto qualche mese fa quando, in occasione di una mia mostra a Palazzo Gazelli, Augusta Mazzarolli volle illustrarmi le caratteristiche architettoniche e costruttive di una delle sale di quel magnifico edificio. Nell’evidenziare la bellezza e l’armonia della struttura, nonché una particolare similitudine con le tipologie costruttive di alcuni palazzi rinascimentali fiorentini e romani, affermò l’ipotesi della possibile influenza di illustri e famosi architetti dell’epoca, non escludendo neppure che fosse stato possibile un passaggio per Asti di discepoli di Michelangelo o dello stesso Michelangelo. Partendo da questa bellissima suggestione con il mio lavoro ne propongo un’altra, del tutto fantasiosa, che potrebbe sottendere addirittura al passaggio di Leonardo da Vinci per Asti. Ometto naturalmente la descrizione del lavoro per non compromettere l’emozione della visione dal vivo e, perché no, della sorpresa dato che il lavoro contiene una piccola grande provocazione”.

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