Corecom Piemonte: 2,3 milioni di euro restituiti a cittadini e imprese piemontesi nel 2015

“Il Corecom tra realtà e prospettive”: è stato questo il titolo scelto per la conferenza stampa sull’attività del 2015 del Comitato regionale per le comunicazioni del Piemonte, svoltasi oggi, lunedì 1 febbraio.

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Dopo i saluti del vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti – che ha ribadito come il Corecom sia investito di funzioni proprie, assegnate dalla legislazione statale e regionale, ed eserciti funzioni delegate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – sono stato il presidente e il commissario, rispettivamente Bruno Geraci e Ezio Ercole a illustrare i risultati ottenuti. In rappresentanza dell’Agcom è intervenuto Gianni Gianassi.

“Il nostro punto di forza è stata tutta l’attività a garanzia dei cittadini, ovvero le conciliazioni tra gli operatori di comunicazioni elettroniche e gli utenti. Questa nostra attività è stata addirittura inserita – caso unico in Italia – nella relazione di inaugurazione dell’Anno giudiziario 2016 del presidente della Corte di appello di Torino Arturo Soprano” ha affermato Geraci.

L’elevata percentuale di contenziosi risolti in sede conciliativa ha consentito agli utenti di ottenere, in termini di erogazioni/corresponsioni attraverso assegni, bonifici, accrediti su fatture o su sim card, e di risparmi conseguenti a storno di fatture, una somma complessiva di circa 2milioni e 300mila euro.

Nel sottolineare il sempre più frequente utilizzo delle udienze in video-conferenza (sistema webconference e audio) dalle varie sedi Urp delle Province, il Corecom ha poi operato sul fronte della tutela della salute in riferimento all’inquinamento elettromagnetico: nel 2015 ha provveduto a richiedere ad Arpa il monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche di grandi impianti di trasmissione potenzialmente inquinanti. Su quindici controlli effettuati, in cinque casi sono stati riscontrati violazioni in quanto, sono stati sforati i limiti massimi di riferimento stabiliti dalla normativa di riferimento.

Per quanto concerne la ricezione del segnale Rai3 regionale, il continuo monitoraggio del Corecom anche attraverso l’invio di specifici questionari ai Comuni piemontesi, ha fatto emergere che i problemi di ricezione del segnale sono riconducibili a due macro aree: quella limitrofa alla Lombardia, e quelle montane e collinari (alcune valli rispondono con il 45-50% dei Comuni interessati).

Nello specifico, dai questionari ricevuti si registrano che le situazioni più critiche sono localizzate sulla collina torinese e su quelle astigiane, in alcune zone dell’Alessandrino e del Novarese, nel Canavese e nel Biellese.
È poi stato firmato un protocollo d’intesa con la Rai – Centro di produzione di Torino – accordo che è stato poi utilizzato come modello da seguire in tutta Italia – per attuare i programmi per l’accesso radiotelevisivo locale su Rai3 regionale.

“L’accesso consiste nella partecipazione alla programmazione televisiva e radiofonica su Rai3 regionale realizzata attraverso trasmissioni della durata massima di cinque minuti, riservato ai partiti e ai gruppi rappresentati in Parlamento, alle organizzazioni associative delle autonomie locali, ai sindacati nazionali, alle confessioni religiose, ai movimenti politici, agli enti e alle associazioni politiche e culturali, alle associazioni nazionali del movimento cooperativo giuridicamente riconosciute, ai gruppi etnici e linguistici e ad altri gruppi di rilevante interesse sociale che ne facciano richiesta” ha spiegato Geraci.

Il commissario Ercole infine, si è soffermato sul Registro degli operatori di comunicazione (Roc), strumento essenziale per garantire la trasparenza e la pubblicità degli assetti proprietari, il rispetto della disciplina anticoncentrazione, la tutela del pluralismo informativo, il rispetto dei limiti previsti per le partecipazioni di società estere, relativamente alle società che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche.

Al 31 dicembre 2015, risulta composto da 1.630 operatori, di cui 726 attivi e 904 cessati, per via soprattutto del periodo di crisi economica che non ha risparmiato soprattutto i settori dell’editoria e della pubblicità.

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