Il grido d’allarme di Nursing Up: ”Infermieri pediatrici, specializzati ma disoccupati”

Sono inquietanti le riflessioni del segretario regionale Nursing Up Claudio Delli Carri che lancia l’allarme sulla disoccupazione degli infermieri pediatrici.

Esiste un problema estremamente importante legato alla figura degli infermieri pediatrici: c’è uno scompenso enorme tra il numero d’infermieri pediatrici che ogni anno si laureano e il numero di essi che poi trovano uno reale sbocco lavorativo. E’ necessario intervenire per programmare meglio questo settore dell’infermieristica, perché è assurdo sfornare tanti infermieri pediatrici che poi diventano, di fatto, solo dei disoccupati”.

L’allarme, alla vigilia di un importante confronto in Regione sull’Università, lo lancia Claudio Delli Carri, segretario regionale del Nursing Up, il sindacato degli Infermieri Italiani. Ed è un allarme basato su numeri assai significativi: dal 2011 a oggi, ossia negli ultimi 5 anni, in Italia si sono laureati 1440 infermieri pediatrici, quasi 300 l’anno, i posti di lavoro messi a bando in tutto il Paese però, nello stesso lasso di tempo, sono stati solo 72.

“La ragione è semplice da capire – aggiunge Delli Carri – nei reparti pediatrici è sempre più frequente l’utilizzo d’infermieri, anche laddove andrebbero utilizzati invece gli infermieri pediatrici. Qualche esempio? Al Martini in pediatria su 19 posti solo 10 sono infermieri pediatrici. Ad Alba i pediatrici sono 10 su 24 posti, ad Asti sono solo 5 su 32 a Verbania solo 6 su 13 e così via. Addirittura al Regina Margherita, ossia nell’ospedale di riferimento per tutta la regione per quel che riguarda la pediatria, su 463 infermieri impiegati un quarto (quasi 110) non sono pediatrici.  Perché c’è un così scarso utilizzo di queste figure? Ho la sensazione che nella gestione dei reparti la loro specializzazione, che in teoria dovrebbe essere un valore aggiunto importante, diventi invece un limite. Già, perché un pediatrico va impiegato solo in pediatria, mentre un infermiere senza quella specializzazione no”.

“Così le Università – prosegue Delli Carri – rischiano di diventare delle fabbriche di disoccupati, o di pendolari europei, visto che molti di questi infermieri trovano poi lavoro all’estero, in Inghilterra ad esempio. Credo invece che i nostri governanti, anche regionali, debbano avere ben presente questo problema e debbano trovare una soluzione immediata. Perché è assurdo sprecare un patrimonio professionale di questo tipo. Nell’incontro in Regione in programma domai batteremo forte su questo tema e pretenderemo risposte immediate”.