Storie di Resistenza raccontate in un solo giorno dalla Val Varaita al Sud Astigiano

Anche questa volta non sono voluti mancare a Melle: i parenti degli otto partigiani astigiani, caduti nell’eccidio del 1° aprile 1944, hanno partecipato domenica mattina alla commemorazione in Val Varaita.

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Accanto a loro i sindaci di Monale e Vinchio, Sergio Magnetti e Andrea Laiolo (nella foto con il sindaco di Melle), con i gonfaloni dei comuni di cui sei degli otto giovani uccisi erano originari (gli altri di Montegrosso Cinaglio). Una settantina gli astigiani che hanno preso parte alla cerimonia.

Toccante il racconto del sindaco di Melle, Giovanni Fina, sul tragico evento. Da bambino la storia gli fu narrata dalla nonna, che vide passare i partigiani catturati dai nazifascisti: tredici in tutto, fucilati in località Quagna qualche ora dopo il rastrellamento. Il bambino fece memoria di ciò che sentì. Giovani anche i visi degli otto ragazzi astigiani che sognavano la libertà: non superavano i 20 anni.

L’importanza di non dimenticare, testimoniata dalla tenace presenza dei parenti dei caduti, è stata sottolineata, nell’orazione ufficiale, dal direttore dell’Israt Mario Renosio.

L’Istituto storico, con i Comuni di Melle, Monale, Vinchio (insieme alla Casa della Memoria), ha promosso la commemorazione, in cui ha sfilato anche il gonfalone della Provincia insignito di medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana; l’Anpi di Asti ha offerto il viaggio in pullman: forze messe insieme perché il ricordo, a distanza di settantun anni dall’eccidio, non abbia a sbiadirsi.

Nel pomeriggio, nel Sud Astigiano, altre vicende di Resistenza ripassate dall’Israt: la lotta di Liberazione nelle Valli Belbo e Bormida è stata ripercorsa da Nicoletta Fasano e Mario Renosio in una passeggiata riservata a novanta cittadini lombardi. Si è camminato e raccontato tra i Caffi e Loazzolo, per interessamento dell’Anpi di Mariano Comense e Cantù, immergendosi nell’intensità delle storie del passato e nella bellezza dei paesaggi di oggi.

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