Il Vescovo Ravinale e il Sindaco Brignolo in visita al Campo profughi del Comitato Prov.le Cri

Quella dell'11 settembre, all'apparenza, poteva sembrare una delle tante sere che si sono susseguite al campo attendato della Croce Rossa Italiana, sito presso il cortile del  Comitato Provinciale CRI di Asti, il quale, nonostante i vari avvicendamenti intercorsi, continua ad ospitare, dal 1 luglio scorso, una trentina di migranti africani.

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Attività e ritmi di vita quotidiana avevano, ormai, lasciato, spazio ai preparativi per la cena, quando I’interprete comunicava ai ragazzi, in inglese, che, di lì a poco, avrebbero ricevuto una visita. E quasi  contestualmente, senza alcuna forma protocollare, accompagnati dal Presidente Provinciale CRI, Stefano Robino, il Sindaco di Asti, Fabrizio Brignolo, e, S. E. Monsignor Vescovo, Francesco Ravinale, facevano il loro ingresso al campo.

Fatte le presentazioni, domande, risposte e curiosita hanno subito iniziato il loro corso. I racconti delle singole esperienze, molto spesso simili, vissute dai ragazzi ospiti del campo, avevano tutti un unico comune denomitare: il rammarico d’aver dovuto lasciare casa ed affetti, il ringraziamento verso l’Onnipotente per aver superato un drammatico “viaggio”, la speranza per un domani migliore e, non ultimo, la gratitudine nei confronti di chi li ha accolti ed aiuta, e la loro piena disponibilità ed impegno per ricambiare l’aiuto ricevuto.

Alla domanda del Sindaco e del Vescovo “cosa possiamo fare per voi”, tre sono state le risposte: l’uso di un campetto da calcio, magari per poter disputare  una partitella con una squadra locale, una Bibbia in inglese ed un sacerdote che parli la stessa lingua al fine di potersi accostare al Sacramento della Confessione. Il Sindaco, accompagnato dall’Assessore ai Servizi Sociali, Piero Vercelli, e Mons. Vescovo, assicuravano il loro impegno in tal senso.

Prima del commiato, su espressa richiesta dei ragazzi, radunati nella tenda refettorio, un “Padre Nostro” in un mix  di inglese / italiano, veniva recitato, con relativa benedizione episcopale finale, in un clima di raccoglimento che richiamava alla mente quello tipico dell’Italia post bellica. Un semplice, quanto intenso e sentito, reciproco e corale “ciao”, poneva termine alla visita. La luce negli occhi di tutti, senza ombra di retorica, non era più la stessa di prima. Quale e quanta dignità, ed umiltà, ci era stata trasmessa in una sola ora e mezza di visita.

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