”Per evitare lo sfruttamento del sistema del caporalato, si potrebbere rivedere l’utilizzo dei voucher”

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Enrico Cavallero sul tema di attualità dei lavoratori stagionali.

“Nei non troppo lontani anni 70-80, nelle aziende agricole, per sopperire alla carenza di mano d’opera, in particolare nei periodi della vendemmia, tutti i famigliari venivano in qualche modo coinvolti compresi gli anziani e i bambini. Nelle aziende più grandi, ai gruppi di famigliari si aggiungevano altri lavoratori, casalinghe, studenti, pensionati o impiegati di altri settori, che spesso posticipavano le proprie ferie proprio per quel periodo.

Non vi era nessuna forma di sfruttamento anzi la vendemmia era una festa per tutti. Si lavorava con il sole o la pioggia anche 10 o 12 ore al giorno, tutti poi potevano contare su una paga dignitosa e comunque proporzionata al rendimento del proprio lavoro. Nessun lavoratore veniva sottopagato o sfruttato, nessuno veniva denunciato per inadempienze. I soldi che si guadagnavano potevano servire a far quadrare i bilanci delle famiglie, a togliersi qualche capriccio, per le vacanze o per affrontare piccole spese, così come succedeva per molti studenti. Il rapporto di lavoro era regolato dagli interessati, non vi era alcun obbligo e se andava bene si andava avanti anche per anni, altrimenti si cambiava.

Oggi le cose sono mutate profondamente e per i viticoltori che vogliono regolarizzare i lavoratori, seppur per brevi periodi, sono aumentati gli adempimenti burocratici e, per gli inadempienti, si sono intensificati i controlli che talvolta ricorrono a sanzioni salatissime. Per questi motivi tutte le aziende, per non rischiare e per evitare complicazioni e lungaggini, si affidano alle cooperative, tutte gestite da stranieri, che anche grazie a leggi favorenti utilizzano, con il sistema del “caporalato“, tutti lavoratori stranieri spesso sfruttati e malpagati. Fra l’altro centinaia di migliaia di euro sfuggono da ogni controllo finendo all’estero.

La soluzione per ovviare a questo sistema la si era trovata, quella dei voucher, se ne era anche parlato con tutte le associazioni di categoria in un apposito convegno anni fa a Costigliole. Pare che questa forma di regolarizzazione, almeno in agricoltura, non sia mai decollata o comunque sia stata utilizzata pochissimo, forse perché ai più ancora poco conosciuta.

Rivedere la fattibilità concreta di quella proposta, servendosi della collaborazione di associazioni di categoria o dai comuni, che per l’occasione potrebbero istituire un apposito albo a doc, non sarà forse la soluzione definitiva, potrebbe però essere una risposta per le esigenze delle aziende e per fare in modo che i soldi che comunque le aziende pagano vengano reinvestiti nel territorio e possano finire nelle mani di tanti giovani, disoccupati, cassa integrati o comunque nelle tasche di chi ne ha diritto, garantendogli una paga dignitosa e mai più nelle tasche di speculatori improvvisati, imprenditori senza scrupoli, come avviene adesso.”

Enrico Alessandro Cavallero