Il Consigliere Angela Motta alla Giunta Piemontese: “Basta con la politica del carciofo”

Il Consigliere Angela Motta è intervenuta martedì scorso durante la seduta del Consiglio in merito al Ddl in discussione in queste settimane sul “Riordino del sistema di gestione delle aree protette”. “

“Il disegno di legge – spiega Motta – non è che l’ultimo atto che porterebbe ad un inesorabile depauperamento di servizi attivi nella provincia di Asti. E ciò avviene proprio in un momento in cui, più che mai, questa Provincia avrebbe bisogno di sostegno e aiuto. L’Ente parchi astigiano negli ultimi anni ha sviluppato una progettualità autonoma sulle tematiche paleontologiche connesse allo sviluppo del Museo. Alla luce di ciò ci aspettavamo un progetto di rilancio turistico-culturale del distretto paleontologico, una valorizzazione e conservazione delle aree protette, uno sviluppo delle politiche ambientali, mentre invece ci ritroviamo di fronte ad un accorpamento con la realtà delle Colline del Po, che già chiaramente ha espresso il suo disappunto per incompatibilità tra le aree naturali. Il nostro Museo verrebbe accorpato con quello di Scienze Naturali che al momento è chiuso e, comunque, non è mai stato esempio di eccellenza ed efficienza.

Dopo il ridimensionamento dell’ospedale Cardinal Massaia, la chiusura del cantiere della Valle Belbo, dopo l’Atc, l’Arpa, l’Ufficio provinciale dei Lavori pubblici e l’Ufficio Scolastico provinciale, ora si mette mano anche all’Ente parchi. La sensazione, che è anche la mia preoccupazione, è che la Regione si comporti come se Asti fosse già accorpata ad Alessandria. Il mio appello alla Giunta è di avere più coraggio e una visione d’insieme che al momento manca. Per questo dico no ad una politica ‘del carciofo’, che foglia dopo foglia sta spogliando un territorio di ogni servizio senza alcuna compensazione, perché non possiamo considerare una contropartita equa la decisione di creare un campo profughi a Castello d’Annone. La nostra Provincia – conclude – ha bisogno di politiche di sviluppo, sociali, culturali e ambientali forti che le consentano di ripartire”.

Sul tema ci ha scritto anche un nostro lettore, Maurizio Finotto, di cui pubblichiamo di seguito le riflessioni.

Domani, martedì 21 luglio, nella seduta del Consiglio Regionale di Palazzo Lascaris, a Torino,”passerà” una mozione, che trasferirà la gestione delle riserve naturali, Valleandona, Valle Botto, Valle Grande e Rocchetta Tanaro, dall’ Ente Parchi Astigiani, all’ Ente Parco del Po Torinese.

Cosa per altro non desiderata dai torinesi (secondo una fonte attendibile).Il territorio astigiano possiede dei polmoni verdi unici con la loro fauna, flora e anche a livello paleontologico ragguardevoli.

Le nostre riserve già messe in ginocchio da tagli economici non indifferenti, si è passati dai 210 mila euro annui del passato agli attuali 30 mila, le conseguenze di tali tagli sono sotto gli occhi di chi frequenta quei luoghi, luoghi, che conl’ingresso del Monferrato nell’ UNESCO,cominciavano a registrare presenza di turisti stranieri, che valorizzavano e arricchivano le nostre zona. Tutti ben sappiamo quanto il nostro territorio abbia bisogno di aprirsi al turismo.

Questo accorpamento, anticipato dai tagli, arresterà anche il progetto del Museo Paleontologico, non dimentichiamo che in queste zone è stato ritrovato uno scheletro di una balena.

Di tutto questo di chi è la colpa? Forse amministrazioni lungimiranti investirebbero per il futuro anche sulla natura, ma come al solito, preferiscono accontentare sempre i soliti noti, lo dimostra il fatto, sotto gli occhi di tutti, che in una zona SIC (Sito Interesse Comunitario) a cinque minuti dal centro città, permettono che si pratichi il motocross ed è presente una gigantesca discarica, naturalmente abusiva, con presenza pericolosa, a cielo aperto, di AMIANTO e si trova anche un insediamento rigorosamente abusivo di Rom.

La natura ringrazia…