Paolo Romano sullo scandalo Santoro-ATC: “Santoro cominciò a collaborare solo quando sentì la convenienza nel farlo”

Asti è stata teatro di una trista vicenda e da questa ha conseguito il triste primato di patria del più voluminoso, in termini di cifra raggiunta, caso di peculato della storia recente del nostro Paese.

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Una vicenda squallida, come ben si ricorda, in cui per una decina d’anni vennero sottratti con metodo e perizia soldi e soldi e ancora soldi alle casse dell’ATC di Asti, ente che risultava sempre carente di risorse di fronte all’urgente necessità di edilizia popolare. Squallida perché gli inquilini, pur pagando, continuavano a risultare morosi venendo stornati i loro pagamenti su altri conti ad arricchire altre tasche. La vicenda oggi è approdata alla Camera in quanto il sottosegretario Ferri risponde alla mia interpellanza riguardo a iniziative e normative atte a fronteggiare con efficacia l’inarrestabile piaga dell’italica corruzione.

E la storia astigiana di Santoro ne è stato lo spunto in quanto fortemente emblematica. La risposta del sottosegretario è tutt’altro che soddisfacente. Già la lettura che viene data del caso Santoro appare piuttosto superficiale. In definitiva il sottosegretario sposa in pieno quanto deciso dal giudice Giannone: Santoro si è profondamente pentito, ha prontamente collaborato e disposto subito la restituzione del denaro. Per cui la richiesta del patteggiamento risulta, inquadrata in questo modo, ineccepibile. Senza scendere nei particolari sappiamo che Santoro condannato a 4 anni e 6 mesi, è ricorso pure in appello ed è tuttora a piede libro.

Il denaro recuperato copre solo una percentuale esigua dell’intera cifra sottratta. Rimane alto il rischio che il nostro delinquente – colletto bianco (e Rolex di cui ha una passione) rimanga per sempre fuori dalle patrie galere. Aggiungiamo al danno anche la beffa di quel suo pentimento collaborativo che fu una farsa a detta della Guardia di Finanza che rimarcava come il Santoro cominciò a collaborare solo quando sentì la convenienza nel farlo. Questa è la giustizia italiana.

L’Italia continua ad essere la zona operativa privilegiata di un esercito di Pierino Santoro. Come faccio ben rimarcare nella mia risposta, è inutile inasprire le pene quando manca la certezza che il delinquente sconti la pena stessa, qualunque essa sia. Il sottosegretario elenca le modifiche che sono contenute nella proposta di legge contro la corruzione. Rispondo che tali modifiche al nostro codice penale, contenute nella proposta di legge in materia di delitti contro la PA, in seconda lettura alla Camera, è pura e semplice propaganda.

Aumentare le sanzioni risulterà un inutile deterrente se rimane inalterato l’attuale sistema di prescrizione, congegnato per dare la possibilità agli indagati che se lo possono permettere, di farla franca, oppure l’attuale sistema degli sconti di pena che dà la possibilità ai molti Pierino Santoro di non espiare nemmeno un giorno di carcere. Pertanto una vera modifica alla proposta di legge in materia di delitti contro la PA sarebbe quella di prevedere un 41 bis per tutti i politici e responsabili di corruzione nel nostro Paese, con pene triplicate se non quintuplicate perché chi ruba alla collettività, non ruba ad una persona, ma a sessanta milioni di persone. Solo così possiamo porre fine alla piaga della corruzione nel nostro paese che è diventata una vera e propria emergenza nazionale. A mali estremi estremi rimedi.

Onorevole Paolo Romano

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