Asti non può perdere la diagnostica integrata della mammella

La prevenzione, soprattutto quella oncologica, ha assunto un’importanza fondamentale per garantire migliori livelli di salute alla popolazione.

 La Ginecologia dell’ospedale Cardinal Massaia è centro di riferimento chirurgico oncologico del Piemonte e, negli ultimi anni, ha incrementato il numero degli interventi al seno in sala operatoria (nel 2014 sono stati circa 170).
Si è pertanto creato ad Asti un approccio assistenziale interdisciplinare e multi professionale per la diagnosi e la cura delle patologie neoplastiche della mammella. Nel gergo sanitario questo gruppo interdisciplinare si chiama “Breast Unit”, che vive ad Asti un problema di crescita legato alla disponibilità delle sale operatorie e all’esigenza di avere supporti informatici e casistici adeguati.
In questo gruppo interdisciplinare ha acquisito sempre più importanza la figura del radiologo che, mediante esami strumentali e bioptici, si occupa della gestione integrata di tutto il processo di inquadramento diagnostico della malattia sino al rapporto diretto tra paziente e chirurgo. In parole più semplici, il radiologo approfondisce e indaga ulteriormente lo studio della mammella al momento della mammografia, attraverso diversi tipi di “ago-biopsia”, offrendo così un’alternativa meno invasiva alla “biopsia-chirurgica”, che si esegue in sala operatoria. Si tratta quindi di un grande vantaggio per le donne: per la brevità dell’indagine, che non richiede il ricovero in ospedale, e per la sua ridotta invasività. Elementi, questi, che vanno ad incidere positivamente sulla paziente, messa alla prova da un problema di salute la cui incidenza risulta in aumento, coinvolgendo classi di età sempre più giovani.
Finora la Radiologia astigiana si è valsa finora di due medici specializzandi che hanno sviluppato queste diagnostiche e, contestualmente, si sono inseriti in tutte le attività multidisciplinari specifiche, divenendo sovente anche un punto di riferimento importante per l’ascolto delle pazienti.
Nel 2014 le donne che si sono sottoposte all’indagine sono state circa un centinaio.

Purtroppo il rapporto dei due medici specializzandi con l’Asl AT terminerà a maggio: i radiologi dovranno cercare lavoro in altre realtà, lasciando del tutto scoperto questo importante servizio.

Le pazienti astigiane per fare l’esame dovranno andare a Torino, con tutti i disagi che ne conseguiranno.
All’Osservatorio della sanità astigiana la conclusione di questa vicenda sembra molto grave e sconfortante: chiediamo pertanto all’Asl AT e all’assessore regionale alla Sanità Saitta di sopperire immediatamente al vuoto professionale che si aprirebbe al Massaia. Le competenze professionali acquisite e gli indubbi vantaggi per le pazienti non possono andare dispersi.

Vogliamo inoltre evidenziare che la diagnostica assicurata dalla Radiologia non è presente all’ospedale di Alessandria che, come noto, è o dovrebbe essere il riferimento di Asti per le altissime specializzazioni.