Convocati gli Stati Generali della Vitivinicoltura piemontese: lo sviluppo passa attraverso la semplificazione amministrativa

Dimezzare il tempo perso dalle imprese con la burocrazia; semplificare ciò che è utile in termini di miglioramento del processo produttivo e sotto il profilo della qualità, sicurezza e riconoscibilità dei prodotti; eliminare ciò che non serve a nulla, è ripetitivo ed, a volte, intollerabile.

Questa è l’Italia del vitivinicolo che si auspica Coldiretti Piemonte, come è emerso durante il convegno, dal titolo “Vitivinicoltura piemontese: una prospettiva di sviluppo attraverso la semplificazione amministrativa”, che si tenuto questo pomeriggio presso lo Starhotels Majestic di Torino.

“L’appuntamento di oggi è molto importante poiché già da tempo Coldiretti Piemonte sta lavorando per l’abbattimento e l’armonizzazione del numero di adempimenti nelle pratiche vitivinicole. E’, quindi, un tema che ci sta a cuore e ci fa piacere che sulle nostre esigenze di semplificazione burocratica anche il Consiglio Regionale ha voluto fare un significativo passo avanti con l’approvazione del disegno di Legge n. 77 – Disposizioni regionali in materia di semplificazione, all’interno del quale sono state recepite alcune delle richieste della nostra Organizzazione”, ha così esordito Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte nel suo intervento di apertura dell’incontro.

A dare un’idea di quella che è attualmente la burocrazia nel settore vitivinicolo è stato Roberto Cabiale presidente di Coldiretti Asti e coordinatore del gruppo di lavoro sul vino: “Dall’impianto del vigneto alla vendita della bottiglia si contano oltre 70 attività burocratiche nei confronti di ben 20 soggetti diversi che, molto spesso, non comunicano tra loro. Oltre 1000 norme di settore per un totale di 4000 pagine tra direttive, regolamenti, leggi, decreti, circolari, delibere nazionali e regionali. Tutto questo incide in media per 100 giornate all’anno pari ad oltre il 20% del tempo di lavoro dell’impresa vitivinicola. Una situazione pesante da sostenere per le aziende del nostro territorio piemontese che detiene una superficie vitata di 43 mila ettari e, nel 2014, ha registrato una produzione di oltre 3,5 milioni di quintali di uva da vino”.

49 milioni di ettolitri di vino prodotti nel 2013 che fanno spiccare l’Italia tra i primi produttori al mondo, davanti a Spagna e Francia; 650 mila ettari di superfici vitate; 200 mila aziende complessive ed 1,2 milioni di persone occupate in totale per un fatturato di 9 miliardi. Questi i dati della vitivinicoltura italiana dai quali è voluto partire Domenico Bosco, responsabile dell’Ufficio vitivinicolo della Confederazione nazionale Coldiretti, per introdurre il suo intervento mirato a dare una panoramica di quanto è stato fatto e si sta facendo per sostenere il settore strozzato da una macchina burocratica insostenibile.

“Coldiretti, fin dal 2010, anno di approvazione del DLGS 61/2010 sulla denominazione dei vini, ha analizzato in modo sistematico la questione: è possibile eliminare almeno 40 tra adempimenti e registri con una riduzione del 50% del tempo, oltre che un risparmio di costi attualmente a carico delle imprese e della pubblica amministrazione. Tutto questo senza compromettere l’efficacia delle attività di controllo che, anzi, in molte situazioni possono aumentare. – ha affermato Domenico Bosco – Il nostro pressing ha determinato l’attivazione di un processo di semplificazione amministrativa, sul quale si sta ancora lavorando, al fine di far confluire nella normativa in via di approvazione molti altri elementi tra cui: un sistema informatico unico, la revisione del modello di certificazione e controllo dei vini e del sistema di vigilanza sul mercato, le semplificazioni doganali, oltre che la modifica del sistema sanzionatorio e le norme di tutela del Made in Italy”.

Al termine, il responsabile dell’Ufficio vitivinicolo della Confederazione nazionale Coldiretti si è soffermato sul nuovo sistema delle autorizzazioni degli impianti vitati che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2016 determinando ufficialmente la fine dei diritti di reimpianto che attualmente vengono acquisiti direttamente dai produttori o attraverso la riserva regionale. “L’attuale sistema di gestione del potenziale produttivo viticolo sarà eliminato e non sarà più possibile trasferire i diritti di reimpianto tra i produttori in quanto le superfici vitate verranno autorizzate gratuitamente dalla Regione”, ha concluso Bosco.