Per il recupero e reinserimento dei detenuti bisogna fare di più

“E' stato siglato un importante protocollo d'intesa tra Ministero della Giustizia, Regione Piemonte, Tribunale di sorveglianza di Torino, Anci Piemonte e Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”, ha dichiarato il Garante Bruno Mellano al termine della cerimonia, che si è svolta giovedì 12 febbraio a Roma, presso la sede del Ministero.

Il documento, di durata triennale e rinnovabile, comporta l’assunzione di misure finalizzate al recupero e al reinserimento dei detenuti, in particolare di quelli con problemi di tossicodipendenza, con la creazione di occasioni di lavoro all’esterno, anche di pubblica utilità, e il sostegno di iniziative alternative alla detenzione.

Un provvedimento che va nella direzione segnata dalla legge regionale n. 34/2008, “Norme per la promozione dell’occupazione, della qualità, della sicurezza e regolarità del lavoro”, che prevede all’art. 33 il sostegno all’inserimento lavorativo di soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale e, in ultima analisi, intende dare attuazione alle previsioni costituzionali in tema di reinserimento delle persone in esecuzione penale.
 
La finalità del protocollo è creare percorsi d’inclusione sociale attraverso una specifica programmazione che, all’inizio di ogni esercizio finanziario, permetta di elaborare una progettazione comune tra i firmatari, condividendo le previsioni di spesa nelle materie di competenza di ciascuno, e ulteriori finanziamenti che potrebbero arrivare da altri enti e dal Fondo sociale europeo per realizzare interventi finalizzati “all’umanizzazione della pena, ad aumentare le opportunità di attività all’interno delle strutture, a implementare l’accesso alle misure alternative, a ridurre il numero dei detenuti e favorire il loro reinserimento sociale”.
 
“Gli elementi innovativi davvero importanti – ha sottolineato Mellano – sono rappresentati innanzitutto dall’istituzione di un tavolo operativo tecnico fra i firmatari per la definizione delle procedure operative e di monitoraggio da attuarsi presso i rispettivi servizi del territorio; inoltre è da rimarcare l’impegno dell’Amministrazione penitenziaria, sia in ordine all’utilizzo dei fondi della Cassa ammende per il finanziamento di progetti, sia nel porre particolare attenzione ai meccanismi burocratico-amministrativi che finiscono per creare sovraffollamento e disfunzioni anche gravi all’esecuzione penale interna ed esterna alle carceri”.
 
In questo senso appare significativa anche la dichiarazione di disponibilità ed attenzione della magistratura di sorveglianza nell’assecondare con decisioni tempestive e sinergiche il lavoro di rete che si deve necessariamente costruire attorno ai percorsi individualizzati di recupero e reinserimento.
 
“Ma la vera e significativa novità – ha concluso Mellano – potrebbe giungere da una reale, completa ed efficace valorizzazione del ruolo del volontariato sociale per creare un carcere davvero diverso. La sfida più difficile resta la costruzione di un nuovo rapporto fra carcere e territorio… D’altronde su 3.600 persone recluse in carcere in Piemonte si contano già ad oggi oltre 2.700 persone in esecuzione penale esterna”