Corecom, quasi 3 milioni restituiti ai cittadini

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Il Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) si conferma uno strumento fondamentale per la risoluzione dei conflitti tra cittadini e compagnie telefoniche. “Per il 2018 presentiamo numeri che non esitiamo a definire straordinari – ha spiegato il presidente Alessandro De Cillis durante la tradizionale conferenza stampa annuale – 8219 richieste di conciliazione, con un incremento del 35% sul 2017. Ne abbiamo concluse positivamente l’85% (6152) restituendo ai cittadini piemontesi circa 2,2 milioni di euro. A questi vanno aggiunti altri 700 mila euro in fase di definizione, ovvero in “secondo grado”, per un totale di quasi 3 milioni di euro”.
La vicepresidente del Consiglio Angela Motta ha ricordato, durante i saluti iniziali, “il ruolo centrale del Corecom nella tutela dei cittadini. Siamo fieri di quanto è stato fatto in questi anni, con l’approvazione della legge sul cyberbullismo e le competenze sul monitoraggio assegnate al Comitato abbiamo fatto un altro passo importante”.

Con l’entrata in funzione della piattaforma nazionale Conciliaweb, il 23 luglio 2018, c’è stato un ulteriore incremento delle richieste di conciliazione: 5400 fino a oggi (circa 300 a settimana) con la previsione del raddoppio di domande nell’anno 2019 rispetto al 2018.
“Stiamo risolvendo tutti i problemi tecnici fisiologici in una fase di avvio come questa – ha ricordato il commissario Vittorio Del Monte – ma con la piattaforma digitale abbiamo in mano uno strumento ancora più utile ed efficace nella risoluzione delle controversie”.
I Corecom italiani hanno evaso circa 100 mila domande, per quasi 40 milioni di euro complessivi. Anche a livello nazionale, dopo l’avvio della piattaforma, si prevede un raddoppio delle richieste.

Le altre competenze sono state ricordate dal vicepresidente Gianluca Martino Nargiso: “La legge sul cyberbullismo ci da strumenti nuovi per affrontare questo fenomeno sempre più grave e in continua crescita tra le nuove generazioni. Proseguiranno inoltre le attività sui programmi dell’accesso, che consentono a soggetti organizzati (associazioni di rilevante interesse sociale, culturale, professionale, enti locali, gruppi etnici e linguistici, confessioni religiose, partiti, sindacati) l’accesso ai programmi Rai a diffusione regionale per svolgere attività di comunicazione attraverso trasmissioni autogestite”.
“In questi ultimi mesi abbiamo dato il via a incontri sul territorio per affrontare il problema del segnale Rai – ha concluso De Cillis – ci sono ancora troppi cittadini che subiscono questo disservizio. È una questione su cui continueremo a svolgere un ruolo e a far sentire la nostra voce”.

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