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Speciale 118 Sindaci: intervista a Sergio Razzano, Sindaco di Penango

118 Sindaci: incontriamo Sergio Razzano, Sindaco di Penango.

Da bambino aveva mai immaginato di diventare sindaco?

Non mi ricordo, ma non credo di aver mai avuto questo desiderio. Direi proprio di no.

Come è nata la Sua candidatura a sindaco?

Ad un certo punto della mia vita ho pensato che avrei potuto fare qualche cosa di utile per il mio paese, e mi sono candidato Sindaco alle elezioni del 2004. 

Aveva già qualche esperienza di tipo amministrativo o comunque nel settore pubblico?

Ero già stato, prima consigliere di minoranza, e poi consigliere con la maggioranza nella lista del Sindaco precedente.

Quale è stato il suo primo pensiero nel momento che ha capito di essere stato eletto?

Dopo un primo momento di entusiasmo e di felicità per la fiducia ricevuta dai concittadini, ho cercato da subito, insieme alla mia squadra di pensare di mettere davanti a tutto il modo migliore per fare il bene del paese.  

Quale è stato (o è) l’impegno più complesso che in questa carica ha dovuto affrontare?

A volte la gestione delle opere pubbliche che, necessitano, e non per colpa nostra, di tempi molto lunghi, e non è facile farlo sempre capire a cittadini. Ma mi viene in mente che il mio primo grave impegno da Sindaco fu la “gestione” di una disgrazia: un incendio, causato dallo scoppio di una bombola di gas, uccise tre persone abitanti in una casa del paese. I tre corpi furono trovati carbonizzati. La notizia ebbe un rilievo nazionale e non fu facile, per tutto il paese, trovarsi sotto i riflettori.

A quale tipologia di materia o argomento deve dedicare più tempo?

Purtroppo, siccome il comune è piccolo, mi devo dedicare proprio a tutto. Infatti il personale dipendente e sottodimensionato. Abbiamo dipendenti in comune con altri paesi e con orari che non coprono tutto il fabbisogno.

Allora faccio il “Factotum”. Lo faccio volentieri, ma non dovrebbe essere così.

Fino ad oggi, quale è stato l’atto da Lei compiuto in carica, che Le ha dato più soddisfazione?

Non ci sono stati atti particolari. La soddisfazione più grande ti arriva quando incontri le persone del tuo paese, scambi una parola, un saluto affettuoso. Già questi piccoli atti, danno motivo di soddisfazione.

In generale mi da soddisfazione riuscire a mantenere Penango (e la sua frazione Cioccaro dove sono nato ed abito) il meglio presentabile possibile, visto che abbiamo una alta ricettività turistica e siamo nel territorio UNESCO. 

In che modo (o in quali modi) comunica con i concittadini?

Il modo migliore è la comunicazione diretta. Ho l’abitudine di girare a piedi per il paese. Ascolto i cittadini, sento i loro bisogni e le loro esigenze. La popolazione è per la maggior parte fatta di anziani, per cui i mezzi moderni sono poco utilizzati.

Poi abbiamo le comunicazioni tramite le affissioni e le bacheche del comune.

Soddisfatto di come porta avanti il suo incarico o no?  Si augura di poter continuare per altri mandati amministrativi?

Soddisfatto sicuramente, ma non spetta me a dirlo. Lo devono dire i cittadini se sono soddisfatti o no di me come Sindaco.

Ho sempre messo il massimo impegno possibile per rendere funzionale, e funzionante, tutto ciò che riguarda l’attività del comune, perché devo soddisfare le esigenze dei cittadini.

Questo forte impegno non è stato solo mio, ma anche e specialmente di tutto il gruppo che mi aiuta in comune, e a tutti va il mio grazie.

Quali accorgimenti, che lei ha attuato, consiglierebbe ai colleghi per rendere l’azione del sindaco più efficace?

Ascoltare molto le persone del paese. A volte questo comporta anche qualche scontro, ma come sappiamo, i miracoli non li fa nessuno.

Di cosa avrebbe bisogno un sindaco per fare funzionare meglio la macchina comunale?

Meno burocrazia. Per un amministratore di un piccolo comune la burocrazia che abbiamo frena (e a volte blocca) qualsiasi iniziativa.

Succede, che a volte, costa di più la formalizzazione della pratica che non l’intervento stesso.

Il problema sicurezza, nel suo Comune come è percepito dai cittadini? Cosa viene fatto e cosa, eventualmente, si dovrebbe fare di più.

Il problema è percepito. Abbiamo già un impianto di videosorveglianza con telecamere, ma quello che è veramente importante è che la popolazione stia attenta a cosa vede e che scambi le informazioni. Bisogna che la popolazione faccia squadra, segnalando eventuali presenze sospette.

E qui abbiamo una ottima collaborazione da parte dei Carabinieri della Stazione di Moncalvo, si fanno vedere sul territorio e sono sempre assolutamente disponibili.

Con i Carabinieri abbiamo organizzato incontri con la popolazione per avvisare circa i comportamenti da avere nel caso di tentativi di furti e raggiri.

Sono aumentati negli ultimi anni i bisogni sociali della popolazione? Di che tipo? Cosa si può fare per affrontarli meglio?

Situazioni di disagio economico da parte di famiglie fortunatamente non ne abbiamo.

Ci sono i servizi di assistenza per gli anziani dei quali si occupa il COGESA al quale siamo associati e lo fa in modo profiquo.

Ci serviamo della Croce Rossa di Moncalvo (col quale siamo in Unione di comuni che, devo dire, funziona) per i servizi di trasporto delle persone che ne necessitano.

Ci sono organizzazioni di volontariato nel suo Comune? Collaborano con il Comune? Se si, in che modo?

C’è la Pro Loco. Sono pochi i membri dell’associazione ma la loro opera è essenziale.

C’è la Parrocchia che fornisce anche assistenza e aiuti alimentari e con la quale collaboriamo.

Di negativo, purtroppo, devo rilevare che nonostante gli sforzi compiuti i due nuclei del paese (Penango e Cioccaro) che qualche tempo fa erano due paesi diversi non sono integrati fra di loro, sono due entità diverse.

Ha ancora un sogno o un progetto tutt’ora nel cassetto, che vorrebbe poter realizzare?

Non so se mi sono rimasti sogni nel cassetto. In 15 anni da Sindaco credo di aver esaurito tutti gli impegni presi insieme alla mia squadra.

Però un sogno lo ho: vorrei che la squadra che seguirà la mia continui a tenere un occhio particolare sul territorio, considerando anche che siamo in territorio UNESCO.

Vorrei fossero giovani, con idee nuove che portino alla realizzazione di cose delle quali noi “anziani” non abbiamo mai pensato.

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