Lettere al direttore

Memoria e progetto, Davide Palazzetti: “Rimettere in mostra il Codex Astensis”

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Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Davide Palazzetti, esperto in marketing territoriale. 

Ogni serio obiettivo di valorizzazione turistica di Asti e dell’Astigiano non può prescindere dalla memoria, così come da un progetto. Passato e futuro.
Sul passato spero in tanti abbiano coscienza di quanto il nostro sia grande, ricco ed evidente grazie al notevole patrimonio monumentale, artistico e culturale in cui ancor oggi siamo immersi. Poi con la recente unione delle ATL Asti e Alba, inizia ad intravedersi anche un progetto. In mezzo i viaggiatori del mondo, in cerca di esperienze uniche ed autentiche. Autentiche come le nostre tradizioni, la nostra enogastronomia, la nostra memoria. E’ arrivata l’ora di metterle in mostra.

Tra le prime evidenze di memoria, certamente tra le più preziose ed importanti, il Codex Astensis: tutto il fascino di Asti e del suo territorio racchiusi in un codice medioevale.
Dal ‘200 al ‘400 , grazie alle famiglie mercatali astigiane, forti di una incredibile potenza economica, si costruirono in città torri, palazzi e caseforti, castelli e rocche nelle contrade, caratterizzando fortemente anche l’ampio territorio Astigiano. La storia di questo momento magico per la Città è tutta nel Codex Astensis, raccolta di documenti dal 1065 al 1353, sui diritti che Asti aveva acquisito nel tempo. Documento di fondamentale importanza e bellezza per ricostruire i rapporti tra Asti e l’impero, le cariche pubbliche del Comune, la storia e l’attività delle famiglie astigiane, il dominio della città sulle ville del territorio, le relazioni con i paesi vicini e le condizioni di vita nel medioevo. E’ illustrato da 105 incredibili miniature, attribuite in buona parte a Giovannino de’ Grassi, uno dei massimi esponenti del tardo gotico italiano, ed è conservato presso l’Archivio Storico del Comune. Documento unico ed eccezionale, di valore internazionale, fotografia del nostro vivace e ricco medioevo, manifesto dell’astigianità, che andrebbe valorizzato tanto, tanto di più. Esempio importante della ricchezza del patrimonio culturale di Asti e delle sue potenzialità ancora inespresse.

Nel 1997, Giovanni Romano, storico dell’arte torinese, così ne scriveva “Quale codice lombardo può tener testa per qualità alle miniature del codice astese? Neppure il cordiale miniatore del Guiron parigino indaga con tanto sottile e indiscreto accanimento sull’epidermide delle cose e delle persone, o registra con più umbratile sensibilità il variare delle luci negli interni di corte…”. Non è allora solo l’Archivio storico del Comune di Asti ad avere nel Codex Astensis il suo documento più prezioso e più importante, ma tutta Asti, tutto il territorio Astigiano.

L’ultima volta che è stato messo veramente in mostra era il 1971, nell’ambito della manifestazione “Archivi e cultura in Asti”; ha fatto poi una fugace apparizione nella mostra “Dai Visconti agli Sforza”, allestita a Palazzo Reale a Milano in occasione dell’Expo nel 2015. Dopo quasi 50 anni sarebbe ora di riprovarci…La ricchezza e bellezza delle sue miniature mi porta a vederle riprodotte e messe, al più presto in mostra. Eccezionali elementi iconografici della nostra storia e del nostro oggi. Grandiosi esempi della varietà e ricchezza del nostro patrimonio storico e culturale e sicuramente grandiosi attrattori di turismo.

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