Il Cerchio magico: le nostre colpe

Quasi tutto quello che sappiamo dei bambini ce l’hanno raccontato gli adulti: i nostri genitori, amici, vicini, psicologi e scrittori. Quello che loro non ci hanno raccontato è esattamente la quota di mistero insondabile che si nasconde in questi corpicini attorno al metro di altezza che ci occupano le case e il cuore e che non smetteremmo mai di guardare. Quanto li amiamo!

Ogni tanto però qualcosa si inceppa, stare con loro diventa pesantissimo. In alcuni periodi sembra che qualsiasi loro parola, movimento, espressione sia lì pronta a farci scattare i nervi e anche se sappiamo che passerà, che sono la stanchezza e la fretta a parlare, ci ritroviamo a guardare le nostre reazioni con la riprovazione che pensavamo di poter riservare solo ai peggiori tra gli esseri umani.

È durissima scoprire in sé queste reazioni e proprio con le persone che amiamo di più al mondo, eppure – mi dicono – è normale. E io voglio crederci, voglio credere che sia normale innervosirsi così tanto quando li si “invita” a fare i compiti, quando si chiede per la milionesima volta che le scarpe tolte entrando in casa vengano messe al posto giusto, quando bisogna uscire e non c’è proprio il tempo di fare un ultimo gioco. Io ci credo, non è che non ci creda, e ringrazio anche sentitamente tutti gli esperti che si affannano a dire che sono comunque una buona madre, o meglio una madre sufficientemente buona, che non devo preoccuparmi: eppure non riesco a smettere di chiedermi che cosa davvero pensi mia figlia. Perché lei, come tutti i bambini, mi perdona infinite volte al giorno, perdona i miei scatti, le mie incongruenze, passa sempre oltre e sembra dimenticare… eppure chissà se dimentica davvero, chissà se queste mie mancanze non stanno scavando un solco dentro di lei di cui non siamo consapevoli.

Mi ricordo ancora quando una volta, ero nei primi anni delle elementari, ho portato tutta orgogliosa un disegno a mia mamma dicendole quanto fosse bello e lei mi ha risposto “lascialo dire agli altri se è bello, impara a essere umile”. Quella sua reazione mi ha ferita in un modo impossibile da raccontare in poche righe e le sue conseguenze me le sono portate dietro per decenni… ora – consapevole di questo – cosa dovrei pensare delle cose che dico io? Delle mie pessime uscite quando sono esasperata?

Dopo averci incolpato di tutto per almeno cent’anni ora la nuova tendenza è assolvere le madri a prescindere… beh a me non vanno bene entrambe le cose: sto sbagliando, sto sbagliando tanto, non lo faccio apposta – non c’è dolo – eppure c’è danno e io lo voglio dire perché è giusto che si dica. Noi genitori sbagliamo e i nostri sbagli pesano, hanno conseguenze a lunghissimo termine. Al tempo stesso facciamo del nostro meglio (non sempre, ma quasi sempre) e quello resta, deve restare, così almeno potremo guardare un giorno i nostri figli ormai adulti – e per sempre rovinati dai nostri errori – e dire loro “non l’ho fatto apposta” con la stessa faccia contrita che hanno loro ora, subito dopo aver distrutto il vaso di cristallo, ultimo superstite tra i regali di nozze.