Coldiretti Piemonte: continua il contrasto alle agromafie

Il volume d’affari complessivo annuale dell’agromafia è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno con la filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita che è divenuta una delle aree prioritarie di investimento della malavita.

E’ quanto afferma Coldiretti in occasione della XXIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto, di guardiania e di caporalato alle aziende agricole sono gli ambiti di ingerenza più diffusi nella produzione agricola secondo l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso dalla Coldiretti con il procuratore Giancarlo Caselli alla guida del Comitato Scientifico.

Dai dati emersi dal quinto rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio, tra le 106 province italiane, il nord del Paese entra nei primi posto della classifica, relativa all’intensità dell’agromafia, con Genova e Verona rispettivamente al secondo ed al terzo posto. Il Piemonte occupa con Torino e Cuneo il ventisettesimo ed il ventottesimo scalino fino poi a scendere nella graduatoria con Alessandria al quarantaduesimo e con Asti, Biella, Novara, Verbania e Vercelli che si trovano dal settantacinquesimo al settantanovesimo posto.

“Come evidenziano i dati, la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse delle organizzazioni malavitose –  commentano Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. Ben vengano, quindi, i controlli effettuati dalle forze dell’ordine grazie ai quali siamo in grado di far venire alla luce casi che in altri Paesi, dentro e fuori l’Ue, non verrebbero smascherati. I vari organi preposti per presidiare il territorio – concludono Cabiale e Rivarossa – svolgono un ruolo anche a difesa della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio stesso, oltre che del tessuto economico”.