Tre giorni di grande festa a Montechiaro d’Asti con la Leva del 2000

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A Montechiaro d’Asti si era solito pensare alla festa di leva dopo il capodanno, e quest’anno, dopo un digiuno di 10 anni in quanto l’ultima leva che ha festeggiato in modo tradizionale è stata la leva del 1990, si è ritornati ai festeggiamenti tradizionali.

La festa della leva del terzo millennio ha fatto suo il canovaccio ormai collaudato delle leve precedenti che hanno origine dopo l’Unità d’Italia, quando i giovani maschi erano costretti a partire per la ferma militare a servire la patria. Si incominciava a contattarsi qualche mese prima, e richiamando anche coloro che si erano trasferiti, si trattava anche di una e propria rimpatriata, nonchè un’occasione per riallacciare amicizie nate dai banchi di scuola.

“Certe tradizioni rimangono e fanno parte del bagaglio di usi e consuetudini di un territorio, nello specifico in quel di Montechiaro sono sempre state sentite, Mi ricordo la mia festa di leva del 1964 – rammenta Ernestino Rebaudengo – con la messa a dimora della “Pessera” un lungo abete adeguatamente decorato con alla sommità la bandiera tricolore della leva, la settimana prima dei festeggiamenti si era soliti portare alle coetanee le coccarde tricolori per invitarle alle festa di leva, ed erano una delle poche occasioni d’incontro , oltre ad incontrarle all’uscita dalla s. Messa domenicale, in quanto allora era una festa maschile che aveva il suo culmine con la visita di leva.”

Anche quest’anno si è innalzata in Piazza del Municipio la “Pessera”, che sancisce di fatto l’inizio del festeggiamenti della leva, un rito pagano di accoglimento in società di nuovi membri: i coscritti del 2000 che sono Francesco Baccega, Alice Balbo, Diego Brochetto, Andrea Cavazzoni, Angelica Luongo, Francesco Luongo, Luca Marchidan, Alessandro Meriano, Andrea Montersino, Elisa Peppino, Filippo Ramacciotti e Gabriele Rolla.

Sono stati tre giorni (5, 6, 7 gennaio) di vita sociale esaltante all’insegna del ballo, musica, dj, giri dei cortili dei coscritti con merende sinorie, a suon di ” brando” (è una musica contagiosa che trasmette allegria e voglia di vivere, ballo tipico delle feste di leva), cene e pranzi a perdifiato, serate danzanti nel teatro comunale, dove ha partecipato la popolazione montechiarese come ai vecchi tempi.

Resta però intatto nel tempo lo spirito di libertà e insieme di responsabilità della festa che non si è perso e, rappresenta un punto obbligato nella vita di molti ragazzi/e che hanno le dritte per cambiare la rotta della nostra società.

Domenica mattina, alla messa “grande” delle 11, c’era anche il sindaco Paolo Luzi, nell’omelia, riservata ai coscritti, il parroco don Paolo Prunotto ha sottolineato: “voglio dirvi tre cose forti dirette non ai singoli, ma di carattere generali come vademecum per la vita in società che andrete ad affrontare; la prima con la maggior età, avrete molti più diritti, è vero, ma avrete anche più doveri, tutti gridano: siamo in una società di diritto, ma si scordano dei doveri…nel caso vostro di darvi una mossa! Se state ancora studiando: studia al massimo… non andare a scuola a scaldare i banchi. Se lavori, lavora con coscenza, intelligenza, volontà ed applicazione, perchè il lavoro da dignità alla persona. Non è concessa la terza via… di fare niente a casa..in questa società ci sono troppi giovani che fanno i mantenuti. Il dovere di darsi una mossa!

Secondo punto: siete giovani, avete la forza, la salute, per fare cose buone e prospettive per i futuro; bisogna chiedersi: cosa posso fare per migliorare la società, il paese, il territorio in cui vivo e, non chiedersi cosa fanno gli altri per me! Terzo punto la questione religiosa: sono giovane, la vita mi sorride… e passa in cavalleria la questione religiosa… non mettete il Signore in cantina… nascosco tra altre cose.. può succedere un giorno di averne bisogno… e non trovarlo più; se il Signore lo coltivi dentro di te e nel tuo cuore, c’è ed è sempre presente se invece chiudi la porta, non puoi aprirla al momento del bisogno e pensare che sia sempre a tua disposizione” ha concluso il parroco.

Con queste riflessioni sul senso della vita, questi giovani del terzo millennio vivono il presente guardando il futuro, ricco d’incognite, ma con la speranza che il peggio sia passato.

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