Ipasvi Asti: ”Dopo il riconoscimento formale dell’Ordine degli Infermieri arrivi anche quello professionale, economico e sociale”

Gli infermieri hanno il loro Ordine. Ora al riconoscimento formale deve fare seguito quello professionale, economico e sociale. Ipasvi Asti: “Nessun riferimento agli infermieri nelle notizie riguardanti i primi nati ad Asti del 2018, un’apparente ed innocua omissione fortemente invalidante per la nostra professione”

Grazie all’approvazione del Ddl Lorenzin, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche andrà a sostituire e a modernizzare il Collegio IPASVI, ormai sorpassato sia nel nome che nel concetto.
E’ questa una delle più importanti novità sancite dal Ddl: dopo tanti anni di attesa e pressioni, gli infermieri avranno un loro Ordine, un riconoscimento nominale ad una professione che da quasi vent’anni ha superato la concezione del “mestiere” per abbracciare una dimensione più specializzata e scientifica.

“Seppur sulla carta tale provvedimento non prometta alcun avanzamento sostanziale (per ora il riconoscimento è puramente formale) – sottolinea Alberto Campagnolo, vicepresidente di Ipasvi Asti – ci permette comunque di guardare con ulteriore orgoglio alla nostra attività, finalmente accolta tra i ‘grandi’ del sistema ordinistico”.

L’anno appena conclusosi ha portato una piccola conferma nell’infermieristica astigiana: il Consiglio Direttivo uscente ha passato l’esame delle urne e avrà il privilegio di poter continuare il percorso iniziato tre anni fa. “Di questo – afferma Campagnolo – ringraziamo la comunità professionale di tutta la provincia, e assicuriamo che la fiducia sarà ben riposta. Senza alcuna modestia dobbiamo però riconoscere che questo evento impallidisce se confrontato alla grande novità di fine 2017, ovvero l’istituzione dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche”.

Ma c’è sempre un rovescio della medaglia con cui fare i conti. Il concetto chiave della faccenda è il riconoscimento formale, ma: “sappiamo bene che esso trova significato solo come precursore di una sua forma più concreta: il riconoscimento professionale, economico e sociale” – precisa il vicepresidente di Ipasvi Asti.

Quest’ultimo step, infatti, è da molti considerato il passo successivo, la realtà da conseguire per permettere all’infermieristica di spiccare definitivamente il volo in modo indipendente e far capire al cittadino/utente che l’infermiere è un professionista ormai lontano dall’ombra (rassicurante ma ingombrante) degli altri professionisti sanitari più riconosciuti e riconoscibili, che è in grado di brillare di luce propria.

Nel promuovere questo tipo di immagine è fondamentale il ruolo dell’Ipasvi, ma anche quello dei mass media. “A tal proposito – afferma Domenico Calì, presidente Ipasvi Asti – vorremmo prendere come esempio eloquente un articolo di pochi giorni fa in cui si celebravano i primi nati ad Asti del 2018, e con loro il personale che ha permesso il verificarsi dei lieti eventi: ostetrici, ginecologi, primario; viene addirittura citato il direttore generale. Nessun riferimento e ringraziamento, invece, per gli infermieri del nido che hanno preso immediatamente in carico i neonati, o per quelli della sala operatoria che hanno collaborato con i ginecologi per l’esecuzione dei parti cesarei. Professionisti fondamentali quanto gli altri per la riuscita delle procedure, i cui nomi sono però caduti nell’oblio”.

Se il riconoscimento voluto dal Ddl Lorenzin, come detto, è puramente “formale”, queste sono dimenticanze “formalmente” molto pesanti, e pur non togliendo nulla alla professione, di certo non collaborano alla definizione dell’infermiere come professionista al servizio del cittadino, quella stessa definizione che viene minata ogni volta in cui una qualunque figura sanitaria è fatta passare per “infermiere” quando si macchia di gravi negligenze.

“Il caso preso a titolo esplicativo non rappresenta un episodio isolato e non vuole comunque essere un capro espiatorio, ma semplicemente ci dà l’occasione per dimostrare che nel 2018 il controllo del Collegio Ipasvi di Asti su questo fenomeno sarà ancor più serrato che in passato. In un percorso in forte evoluzione – continuano il vicepresidente Ipasvi Alberto Campagnolo e il presidente Domenico Calì – anche il più piccolo fraintendimento o la più apparentemente innocua omissione possono essere fortemente invalidanti, e l’infermieristica italiana non può permettersi rallentamenti nella strada verso un futuro in cui il riconoscimento, quello vero, dovrà per forza arrivare”.