Asti, con l’anno nuovo al via il progetto “Protezione Famiglie Fragili” per il sostegno ai parenti dei pazienti oncologici

Immaginiamo una giovane donna, mamma di bambini piccoli. Un padre di famiglia, unico a garantire un’entrata fissa mensile. Un anziano, unico della coppia di coniugi ad avere la patente.
Immaginiamo ora che a queste persone venga diagnosticato un tumore. Cosa succede all’interno delle loro famiglie?

Certamente tutti gli equilibri vengono sconvolti.

Se il paziente oncologico è un paziente fragile per definizione, anche la sua famiglia lo diventa nel momento in cui sopraggiunge la malattia.

Sono proprio i parenti dei malati oncologici al centro dell’attenzione del progetto dell’Asl di Asti “Protezione Famiglie Fragili” in programma per il prossimo inizio d’anno.

“Nell’affrontare la malattia oncologica non c’è solo un paziente, ma c’è l’intera famiglia – spiega Franco Testore, direttore responsabile del reparto di Oncologia al Cardinal Massaia durante un corso di aggiornamento per giornalisti dedicato proprio al concetto di fragilità in medicina – Con i parenti abbiamo un confronto reale e continuo perché c’è sempre meno ospedalizzazione e sempre più cure domiciliari. In ospedale si sta solo il minimo indispensabile. Il supporto alla famiglia è quindi indispensabile. I problemi sociali e non solo quelli medici, influenzano il modo in cui il paziente affronta le cure”.

Il Piemonte sul sostegno familiare è all’avanguardia in Italia: è l’unica regione in cui son attivi i CAS “Centri accoglienza servizi “, una modalità di presa in carico del paziente a tutto tondo dall’espletamento delle pratiche per l’esenzione dal ticket alla presentazione dei servizi di volontariato presenti sul territorio. Ad Asti c’è un CAS centrale nel reparto di Oncologia al Cardinal Massaia e dieci satelliti nei reparti specialistici dove può essere già aperta la cartella oncologica del paziente.

Il “Progetto Protezione Famiglie Fragili”, già attivo a Torino e nelle Valli di Lanzo da 5 anni, si svilupperà in Asti e provincia proprio a partire dal CAS.

Sarà qui innfatti che il paziente sarà preso in carico e che saranno effetuate le prime valutazioni della fragilità della famiglia. La situazione sarà poi segnalata ad una mini-equipe formata da Direzione Asl, assistente sociale e piscologo che potrà inoltrare la richiesta di contratti con uno o più professionisti o associazioni per dare supporto concreto alle famiglia. I professionisti possono essere educatori, OSS, assistenti tutelari materne, psicologi, consulenti legali, neuropsichiatri infantili, soggetti che mettono a disposizione servizi abitativi, come i proprietari di strutture ricettive.

Capofila del progetto sarà la Onlus ASTRO che coordinerà i vari attori del progetto. Sarà inoltre aperto un conto corrente bancario finanziato da fondi della Rete Oncologica per il primo anno di attività. Successivamente saranno attivati canali di finanziamento dalle associazioni tramite solidarietà sociale.

“Il punto forte del progetto sta nella stipula di contratti a termine con professionisti – intende evidenziare Testore – Non si tratta di assistenzialismo fine a se stesso: si verifica il singolo caso e si attivano contratti con obiettivi chiari e tempi precisi: si tratta di servizi mirati qualificati”.

Si prevede che il progetto possa prendere il via già da gennaio. Nell’Astigiano sono attualmente circa 30 le famiglie che potrebbero avvalersi di questo servizio