Il Cerchio magico: Autorità e limiti

Recentemente ho avuto modo di ascoltare dal vivo Carlos Gonzales, pediatra spagnolo noto in tutto il mondo per i suoi libri sull’accudimento rispettoso e in particolare per il suo primo (indimenticabile) “Besame mucho”. Il tema della sua relazione era “Autorità e limiti”, quindi in questa occasione non si è soffermato tanto sulla dimensione fisiologica del rapporto madre-bambino, sul contatto, l’allattamento etc, ma proprio sull’educazione e –da madre di una bambina di quasi 6 anni – era proprio quello di cui sentivo il bisogno.

Il dottor Gonzales ha esordito con un dato: se si cerca su Google “figli tiranni” si trovano più di 41.000 ricorrenze, mentre se si cerca “genitori tiranni” sono solo 710, eppure se si entra in un ospedale si trovano decisamente più bambini con bruciature di sigarette o ossa rotta dai propri genitori piuttosto che il contrario, allora da dove viene questa idea dei bambini tiranni?

Gonzales la riconduce a un mal interpretato concetto di autorità, secondo la quale i genitori non dovrebbero limitarsi a porre ai propri figli i limiti voluti dalla realtà (es. andare a scuola, non bere candeggina, non picchiare i fratellini), ma inventarsene altri – molti altri – per dimostrare ai figli chi comanda e così facendone cittadini obbedienti. La conseguenza è che i bambini sono spesso sottoposti a un regime di sorveglianza più restrittivo dei carcerati: non possono fischiettare, non possono sporcarsi, non possono saltare in una pozzanghera, se non vogliono incappare in punizioni finalizzate a “fargli interiorizzare le regole”.

Citando Bowlby, lo psicologo americano padre della teoria del contatto, il pediatra ha detto: “Una delle grandi illusioni della civiltà occidentale è che la punizione è efficace come mezzo di controllo” e, ancora, che “la convinzione che i bambini piccoli possono essere educati a obbedire alle regole anche in nostra assenza è assurda”. Se i bambini non riescono a obbedire a regole astratte, riescono e anzi desiderano obbedire a noi genitori, però, perché ci amano e desiderano renderci felici. Quando un bambino disubbidisce a mamma e papà, nella stragrande maggioranza dei casi lo fa perché ciò che gli avevamo chiesto non era sufficientemente chiaro, non gli erano chiare magari le circostanze nelle quali doveva non attuare quel comportamento: ad esempio quando gli abbiamo detto che non si scrive sul muro può aver pensato che – come non si deve mangiare prima di aver lavato le mani – magari non si deve neppure disegnare sul muro con le mani sporche, ma con le mani pulite forse sì… insomma siamo proprio certi che ciò che chiediamo loro sia veramente chiaro? Inequivocabile?

Un altro esempio è quello del capriccio: un bambino che chiede il gelato e si butta a terra, piange e batte i piedi per averlo sta forse cercando di prevaricare sulla nostra autorità? Assolutamente no, dice Gonzales, semplicemente vuole un gelato! A noi genitori sta decidere se darglielo o meno, esercitando la nostra legittima autorità, ma senza attribuire al bambino motivazioni che neppure lo sfiorano.

Insomma la nostra autorità di genitori è incontrastata e incontrastabile, dobbiamo esercitarla senza tirarci indietro, ma neppure senza esasperarla e renderla inflessibile: è a quella che a volte dobbiamo mettere dei limiti! Infatti riguardo al fatto che tanti si raccomandano sull’importanza dei NO ai figli, Gonzales afferma che “Secondo alcuni esperti se si è detto un NO non si può mai tornare indietro, altrimenti il bambino penserà che non siamo autorevoli, ma io non sono d’accordo: io penso che se qualche volta cedi, il tuo bambino imparerà che quando invece non cedi è perché è veramente importante”.