Lettere al direttore

La Parola della settimana di Cesare Torta: Alternanza

In alcune città italiane gli studenti sono tornati in piazza per protestare contro le prime esperienze di attuazione delle norme di alternanza scuola/lavoro.

E’ possibile che nella fase di avvio di un esperimento di vasta portata come questo emergano limiti e situazioni negative, dovute anche alla mancanza di contatti tra il mondo della scuola e quello del lavoro. Si tratta di un annoso problema che però finalmente è stato affrontato e avviato concretamente.

Ben vengano le proteste ed i suggerimenti per correggere le anomalie e rendere più produttiva l’esperienza di primo contatto con il mondo del lavoro. Anche se le motivazioni addotte da alcuni studenti e da esponenti sindacali mi lasciano un po’ perplesso.

Quando sento che zappare la terra, fare le fotocopie e lavare i piatti non sono attività correlate al corso di studi che si frequenta, mi chiedo quale sia la percezione della vita reale che costoro hanno. Che cosa pensano di trovare quando avranno un diploma in mano, forse un impiego fisso esattamente correlato al proprio percorso scolastico e al primo colpo? Oppure la realtà, fatta di stage non retribuiti, lavori precari e competizione, fatica e sacrifici per guadagnarsi una posizione accettabile e soddisfacente sotto ogni aspetto?

Chi si ferma a considerare l’esperienza lavorativa guardando il mansionario e la sua corrispondenza con gli studi effettuati tralascia una parte molto importante di tale esperienza: le relazioni umane e le dinamiche organizzative degli ambienti di lavoro (che sono diverse da quelle familiari e da quelle scolastiche) e la consapevolezza di far parte, anche se in modo marginale, di un sistema che rappresenta una componente basilare della vita di ciascuno di noi, oltre che un mezzo per l’affermazione personale e l’autostima.

Il lavoro è dignitoso in ogni caso e non deve mai essere disprezzato. Ogni esperienza lavorativa, per umile o semplice che sia è un tassello utile alla formazione di ogni persona.