Dona il midollo a 23 anni: “una gioia immensa e nessuna paura”

“Mi ha chiamata entusiasta non appena ha saputo che era stata prescelta: scoppiava di felicità”.

Così racconta la mamma di Giada Borio, 23 anni, di San Marzano Oliveto, studentessa con un futuro da odontoiatra, che il 10 ottobre scorso all’Ospedale di Alessandria, ha donato il suo midollo osseo per salvare una vita.

“Ancora non capisco come ci sia tanta gente che si spaventa per la donazione: altro che spaventarsi, c’è da fare i salti di gioia per aver avuto l’occasione di salvare una vita” dice la ragazza.

E’ proprio così: a 24 anni dalla nascita del primo gruppo ADMO (Associazione Donatori di Midollo Osseo) in Provincia, ancora oggi la “gente non sa ed ha paura”, come evidenzia Elena Bianco, responsabile locale dell’ADMO e lei stessa giunta alla donazione nel 2000.”E’ proprio vero: abbiamo girato tantissimi paesi nei dintorni, svolto serate, incontrato Associazioni in questi anni, ma ancora troviamo gente che non sa che oggi si può donare in una maniera simile ad una donazione di sangue, senza bisogno di anestesia o di bucare le ossa”.

Come ha fatto Giada a salvare una vita?
Si è iscritta al Registro Donatori con un semplice prelievo di sangue [basta rivolgersi ai referenti locali di Admo o direttamente alle strutture ospedaliere di Nizza e Asti N.d.R]. Poi ha aspettato. Una persona malata di leucemia ha avuto bisogno, ma trovare un midollo uguale al suo da sola sarebbe stata impresa impossibile: col Registro Italiano dei Donatori in pochi istanti si è trovata Giada. Che ha detto sì: nei giorni precedenti si è sottoposta a stimolazione delle cellule midollari e poi, in 3 ore, ha donato queste cellule, prese dal suo sangue.

“Nessun eroismo: dovrebbe essere normale per un giovane come me darsi disponibile. A noi non costa nulla, ma dà tanto. Ora faccio il tifo per la persona che ha ricevuto il midollo e che sta lottando proprio in questi giorni, per tornare a vivere”.

E quando guarirà, tornerà a vivere una vita normale. Proprio come Giada.

[Nella foto Giada Borio insieme al dottor Mauro Stroppiana, fondatore della  sezione Admo delle Valle Belbo e Bormida]