Palio di Asti, tante le polemiche sul mossiere ma in fondo l’edizione 2017 è riuscita in pieno

Il Palio del cinquantennale sarà ricordato per molteplici motivi: è stato il primo palio corso con i mezzosangue e sarà ricordato per le feroci polemiche verso il mossiere, Giancarlo Matteucci.

Partiamo da quest’ultimo: vecchia conoscenza della corsa astigiana, il mossiere toscano è stato aspramente criticato da quasi tutti i partecipanti alla corsa, per aver dato delle mosse, per così dire, all’acqua di rosa, non dando importanza se tutti i cavalli in quel momento rispettavano la posizione e se fossero girati verso il canapo.

Sicuramente l’addio di Bircolotti al palio ha lasciato un grande vuoto, difficilmente colmabile per arrivare agli standard a cui ci aveva abituato il mossiere aretino.

Altra questione riguarda l’utilizzo dei mezzosangue: se così dovrà essere in futuro (anche se il sindaco Maurizio Rasero ha annunciato battaglia), bisogna ovviare al fatto che l’attuale pista non è stata studiata per questi cavalli. Il fondo, soprattutto, dovrà essere rivisto per non affaticare eccessivamente la corsa che si sviluppa per un totale di sei giri (per i cavalli che arrivano alla finale).

D’altra parte, il Palio 2017 ha consegnato una piazza colma di pubblico, una sfilata stupenda e un Palio che dopo le recenti traversie del passato sembra aver ritrovato un po’ di tranquillità.

Cinquanta anni dalla ripresa dimostrano come la tradizione, nonostante tutto, abbia fatto presa sulla nostra città: quello che forse serve di più, come ha sottolineato Rasero durante la segnatura dei fantini alla vigilia della corsa, è quella di “far uscire il Palio dai cortili e dai palazzi, e far sì che tutti gli astigiani si possano riappropriare della loro Festa più bella”.