Brignolo, 5 anni tra luci e ombre: “Abbiamo fatto il possibile per la città”

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“Spero di aver mantenuto un rapporto buono con tutti. Questi cinque anni da sindaco, e la mia esperienza politica in generale, mi hanno insegnato a mantenere un profilo equilibrato anche con persone che avevano opinioni diverse dalle mie, cercando di separare la politica dalle questioni personali, e confrontandomi con avversari, non con nemici”.

Questa, in sintesi, il giudizio sull’esperienza umana e professionale di Fabrizio Brignolo, da lunedì ufficialmente “in pensione” nel ruolo di sindaco di Asti. Ruolo al quale non ha voluto ambire per una seconda volta, rinunciando a candidarsi per un secondo mandato. “La ragione – spiega – è essenzialmente professionale. Con gli impegni politici non potevo certo seguire la mia professione da avvocato, e rischiavo davvero di azzerare la mia attività. Ho dovuto prendere questa decisione per ritornare ad impegnarmi nella mia vita professionale. Dopo vent’anni di esperienza politica credo di aver dato abbastanza”.

Un’esperienza, quella maturata da Brignolo in questi cinque anni di Amministrazione, che ha lasciato sia luci che qualche ombra: “Sicuramente i miei ricordi migliori sono quelli legati ai momenti in cui ho avuto un contatto con la gente. Credo, in tutta onestà, di non essermi mai sottratto agli eventi pubblici: in media tre al giorno, dove ho incontrato tantissime persone e sono sempre rimasto ad ascoltare le loro problematiche. I rimpianti, invece, sono per le cose non portate a termine: l’arazzeria Scassa, il teleriscaldamento, una maggiore vocazione turistica della nostra città”.

A proposito di teleriscaldamento, molti affermano che questa Giunta non è riuscita a comunicare al meglio gli interventi messi in atto per la città. “Onestamente non si cosa si poteva fare di più. Abbiamo sempre informato tempestivamente gli organi di stampa e non ci siamo mai tirati indietro quando si trattava di dover dare spiegazioni o chiarimenti. Credo che, a volte, questa Giunta abbia pagato colpe non sue, perché la gente pretendeva risposte che una amministrazione comunale non poteva dare. E’ purtroppo un meccanismo comune, che ho notato anche negli apparati regionali o comunali. Purtroppo non abbiamo competenze in ogni settore, e quindi non possiamo dare la risposta che tante volte i cittadini si aspetterebbero da noi”.

Come si spiega il sindaco questa disaffezione al voto? “Non ho ancora avuto tempo per fare una analisi lucida delle dinamiche elettorali. Mi pare, però, che il problema sia molto più endemico e generale. C’è una disaffezione a livello generale: sarà questo uno dei grandi problemi con il quale le democrazie dovranno interrogarsi, in futuro”.

Un consiglio al nuovo sindaco? “Non mi arrogo il diritto di dare consigli a nessuno. Sono a disposizione per qualsiasi chiarimento o informazione sulla macchina comunale, se le richiederà”.

 

 

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