Il Cerchio magico: Integrazione ed intercultura, i bambini ci fanno strada

Nei giorni scorsi mi è capitato di ritrovarmi al parco a chiacchierare con due mamme di bimbe della stessa età di mia figlia, una filippina sposata con un filippino, l’altra turca sposata con un italiano, e a parlare di educazione, dinamiche di gioco tra bambini, punizioni.

A colpirmi, lo devo dire, è stata la facilità del confronto (benché avvenuto in lingua inglese) e le somiglianze nel nostro modo di procedere, ben oltre le differenze comunque presenti. Mi si dirà che si tratta di persone che vivono in Italia già da tempo, per quanto non tantissimo tempo, e che quindi hanno assunto parte della nostra cultura, ma non credo che sia questo il punto, il punto mi è parso di rinvenirlo nella comune determinazione nell’accompagnare le nostre figlie senza sostituirci a loro, ma vigilando comunque sulla loro vita. Così mi sono trovata a riflettere su quanto i bambini siano, inconsapevolmente, veri motori d’integrazione.

Se queste donne non avessero avuto figli, probabilmente avrebbero ricercato relazioni quasi esclusivamente con connazionali, come avrei fatto anch’io andando all’estero, ma il fatto di avere delle bimbe che studiano qui e fanno uno sport, le ha portate a incontrare e confrontarsi tra di loro e con altre madri, come me, e a scoprire che ciò che ci unisce può essere il terreno nel quale incontrarci per poi offrirci reciprocamente ciò che ci differenzia.

Quindi non solo i bambini sono direttamente mediatori tra i loro genitori immigrati e la società d’arrivo nella quale si muovono, di solito, molto più a loro agio (grazie alla lingua e alla scuola), ma anche indirettamente perché costringono a creare relazione intorno a loro, a costruire dialoghi e confronti. Non a caso faticano ad integrarsi soprattutto gli uomini che arrivano qui da soli, che questa spinta all’incontro non ce l’hanno.  

Sappiamo bene tutti che la trasformazione che stiamo vivendo dalla società che conoscevamo  in realtà multiculturale non è senza fatica, sofferenza e – purtroppo – anche violenza, ma credo che sia importante andare a ricercare le tracce di “possibile” all’interno di questo “difficile” percorso. E io queste tracce le rinvengo in particolare nei bambini, nella loro convivenza all’interno delle scuole, ma anche nei parchi, nelle strade e ovunque, perché i bambini non dividono il mondo per colore della pelle e classe sociale, semmai lo dividono tra “bambini” e “altri”: i bambini sono interessanti, gli altri… meno! E si trascinano dietro noi mamme facendoci superare timidezza e diffidenza, che spesso sono mescolate, e così ci regalano incontri inaspettati, bellissimi e veramente costruttivi.

Paola Lazzarini 

{loadmodule mod_banners,Rubrica realizzata con il patrocinio di}