Il Cerchio magico: Parlare con i bambini

“Quando parlano con i figli, le madri possono farlo in modi molto diversi, che ricadono sull’uno o sull’altro versante di una serie di dicotomie.

Alcune madri chiacchierano con i loro piccoli, dando vita a un dialogo; altre per lo più parlano ai loro piccoli. Alcune si preoccupano di assecondare e sostenere il bambino nelle sue attività, e quando non lo fanno ne spiegano le ragioni; altre piuttosto controllano le attività del bambino, e quando intervengono non spiegano mai il perché. Alcune pongono vere domande… altre soffocano le domande…Alcune sono stimolate da quello che il bambino dice o fa; altre muovono dai propri bisogni e interessi interiori…. Alcune narrano di un vasto mondo in cui sono accaduti certi eventi in passato e altri ne accadranno in futuro; altre si limitano a commentare qui e ora… Alcune madri offrono stimoli pregni di significati e in tal modo mediano tra l’ambiente e il bambino; altre non lo fanno” (H. Schlesinger, Questions and answers in the development of deafchildren).

Ho scelto questa citazione trovata nel bellissimo libro “Vedere voci” di Oliver Sacks perché mi ha fatto riflettere su quanta responsabilità abbiamo come madri, nei primissimi mesi e anni della vita dei nostri figli, non soltanto in merito alla loro salute fisica, ma anche alla loro possibilità di conoscere e comprendere la realtà. Il nostro fargli domande, fin da piccolissimi, includerli nei discorsi, tradurre il mondo attraverso concetti che siano in grado di afferrare, sono tutti processi fondamentali per la loro vita, perché permettono di organizzare il proprio pensiero, rapportarsi con il mondo, con il tempo e lo spazio.

Pensando a queste cose e al valore che è attribuito a questo dialogo dagli scienziati, mi sono detta quale meraviglia sia la capacità innata delle mamme di stare con i propri figli nel modo migliore, la loro tendenza naturale a parlare con loro e come questa abbia permesso alla civiltà umana di crescere e progredire.Ho pensato alle mamme di Leonardo, Cartesio, Hegel e al modo in cui devono aver dialogato con loro fin dai primissimi giorni della loro vita e di come di questo spontaneo modo di accudirli abbiamo beneficiato tutti. È un pensiero che mi ha dato grande gioia, perché nel nostro sentirci spesso e volentieri madri insufficienti, dimentichiamo come la sapienza che ci viene da lontano, che portiamo dentro di noi sia la necessaria premessa delle cose più belle e grandi che le generazioni hanno costruito nei secoli e millenni. Penso anche a quanto male noi madri possiamo compiere, quando non curiamo il dialogo con i nostri piccoli, a quanto male nel corso della storia è stato fatto verso bambini che presentavano qualche forma di disabilità e ai quali non si è “parlato” in un modo adatto a loro e per questo non hanno potuto sviluppare le loro potenzialità. Insomma vedo – come in trasparenza – l’importanza che abbiamo rivestito noi donne nella storia dell’umanità, anche se dietro le quinte, anche se non riconosciute e considerate e mi chiedo quanto bene possiamo fare oggi che possiamo accedere (benché con difficoltà) alla ribalta del mondo, ma non disdegniamo gesti invisibili e fondamentali come tenere in braccio il nostro bambino, guardarlo negli occhi e parlare con lui, con lei.

E quando, nei primissimi mesi di vita dei nostri figli, sentiamo il peso dell’isolamento, di una vita che perde la sua dimensione pubblica ripiegandosi tutta sull’accudimento, forse potrebbe aiutarci pensare a quanto stiamo facendo di grande per questo nostro mondo facendo esattamente quello che dobbiamo: prendendoci cura del cucciolo di donna o di uomo che ci è stato affidato stiamo edificando il futuro.

Paola Lazzarini 

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