Il Cerchio magico: il posto dei bambini

Già a partire dai 3 anni le città offrono un numero impressionante di opportunità formative: corsi di lingua, propedeutica agli sport e alle arti, musica e il genitore assediato dal senso di colpa per non riuscire a dedicare tempo al proprio figlio e desideroso di offrirgli il meglio del meglio per aiutarlo ad affrontare un mondo complesso, entra nel vortice delle “attività pomeridiane” costringendolo di fatto a passare da un impegno all’altro con ritmi che non hanno nulla a che vedere con le esigenze di lentezza, creatività e anche noia di cui parlano i pedagogisti e gli psichiatri.

In un mondo che già non rispetta i tempi del bambino, che gli richiede prestazioni intellettive e fisiche tarate sulle esigenze degli adulti, si inserisce l’insicurezza dei genitori che – temendo di non offrire sufficienti stimoli – gareggiano attraverso i propri figli, che devono essere i primi a parlare, camminare e poi giocare a tennis, suonare il violino eccetera eccetera. 

È proprio sulla insicurezza e solitudine dei genitori, che non possono più contare sulla parentela e il vicinato per assolvere i propri compiti educativi, che si insiste per spingerli a riempire i bambini di attività, sommando a queste il fatto che la mancanza di fratelli costringerebbe il genitore a giocare con il proprio bambino, se trascorresse del tempo in casa, e questo non sempre è possibile, ma soprattutto non è facile. 

C’è però anche un altro elemento da tenere presente quando si tratta di bambini ed è la prospettiva moderna che i bambini vadano costantemente protetti a discapito della loro possibilità di partecipare realmente alla vita sociale e di esercitare la propria libertà. In un libro di qualche anno fa lo studioso norvegese Qvortrup scriveva: “I bambini custoditi in una istituzione, sia che si tratti di asili, di scuole o di altre strutture organizzate, sono considerati in generale come protetti. Eppure ci sono molti problemi che non dovrebbero essere trascurati… cioè il fatto che i bambini sono confinati in spazi particolari in periodi di tempo programmati e che questa è, a prima vista, una deprivazione alla loro libertà di muoversi e di scegliere”.

Lo spazio sociale dei bambini tende a ridursi sempre più, fino a concentrarsi in aree specifiche ed estremamente limitate, l’unica priorità sembra la loro protezione anche se questo poi si traduce in una deprivazione della loro libertà e del rapporto col mondo adulto. Bambini tra bambini, lontani dal mondo “reale”. 

Varrebbe la pena interrogarsi in modo profondo sul “posto dei bambini” nella nostra società, perché a volte sembra che l’unica azione politica pensabile sia aprire più asili nido e intanto ci ritroviamo a vedere ristoranti e alberghi che si rifiutano di accoglierli, veri pària delle nostre città. È una domanda urgente perché dal modo in cui pensiamo i nostri bambini oggi nella nostra società discende come loro si porranno verso essa da adolescenti e poi da adulti: il senso di appartenenza e responsabilità verso una comunità non si improvvisa, si succhia col latte materno.

Paola Lazzarini 

{loadmodule mod_banners,Rubrica realizzata con il patrocinio di}